
Legge di cittadinanza, ostacoli all'integrazione e razzismo. Sono questi i temi dell'ultima parte dell'indagine “Africa e salute: l’opinione degli italiani”, realizzata da Ipsos per Amref Italia e rilasciata oggi.
Nel capitolo dell’indagine – rilasciato oggi – “L’Africa in Italia”, si rileva che poco più di un italiano su dieci (13%) ha la percezione corretta di quanti siano gli africani residenti oggi in Italia. Il 72% del campione ne sottostima la presenza e il restante 15% la sovrastima (percentuali sostanzialmente stabili rispetto all’anno scorso). Se però chiediamo su 100 cittadini stranieri quanti sono africani, è un italiano su tre (30%, -4% rispetto all’anno scorso) a sovrastimarne la presenza e solo l’8% dà la risposta esatta (era il 7% nel 2023).
Al di là del numero esatto, scende al 49% la quota di rispondenti che dichiara che i cittadini africani residenti in Italia sono comunque troppi (era il 53% l’anno scorso).
Cosa preclude questa integrazione? Come nel 2021 e nel 2023, l’immagine dell’africano come lavoratore a basso costo (42%. 47% tra la Gen Z) rimane la prima causa di un cambiamento di prospettiva seguita poi dal fatto che in Italia non ci sono adeguati programmi di integrazione (33%) dalla scarsa voglia di accettare gli usi e le consuetudini italiane da parte degli africani stessi (31%. 43% tra i Boomers).
Tutto ciò porta gli africani residenti in Italia ad essere frequentemente esposti a episodi di razzismo, a pensarlo il 66% dei cittadini italiani (era il 70% nel 2023). I giovani della Generazione Z più sensibili al tema e il 79% di loro percepisce alta la frequenza di episodi di razzismo verso i cittadini africani residenti in Italia.
Ma ciò che può preservare i cittadini africani residenti in Italia dall’esposizione al razzismo è l’agevolazione della pratica di concessione della cittadinanza italiana: così come prevista oggi, la legge per la concessione della cittadinanza italiana per stranieri piace al 61% dei rispondenti (-3% rispetto all’anno scorso). Più gradita l’opzione di concessione della cittadinanza italiana a figli di immigrati stranieri, nati in Italia o arrivati entro i 12 anni e che abbiano frequentato regolarmente le scuole nel nostro paese per almeno 5 anni (72%. Percentuale che arriva all’82% tra la Gen Z).
"Il nostro impegno principale" afferma Paola Crestani, Presidente di Amref Italia "è garantire il diritto alla salute alle comunità africane. Tuttavia, come sede italiana dell'organizzazione, siamo profondamente attenti anche alla realtà sociale del nostro Paese. In questo contesto, promuoviamo e sosteniamo progetti che coinvolgono attivamente le comunità africane, le diaspore e le persone afrodiscendenti in Italia. Conosciamo da vicino la ricchezza, le competenze e l’energia delle nuove generazioni: giovani nati o cresciuti in Italia, o arrivati qui dopo percorsi lunghi e spesso complessi. Sono parte integrante delle nostre comunità, contribuiscono ogni giorno allo sviluppo culturale, economico e sociale del Paese. Sarebbe importante poterli riconoscere come italiani non solo di fatto, ma anche di diritto, garantendo loro l’accesso alla cittadinanza. È una visione condivisa dalla maggioranza degli italiani: secondo l’indagine che Amref ha commissionato ad Ipsos il 72% dei cittadini si dichiara favorevole a una legge che riconosca la cittadinanza a chi è nato o ha studiato in Italia, percentuale che sale all'82% per la generazione Z. In attesa di una riforma organica della legge sulla cittadinanza, la proposta di ridurre da 10 a 5 anni il requisito di residenza legale e continuativa per accedere alla cittadinanza italiana rappresenta un progresso concreto. È un passo nella giusta direzione, verso un’Italia più inclusiva e consapevole, capace di riconoscere pienamente l’appartenenza e il contributo di migliaia di giovani che già vivono e costruiscono il futuro del nostro Paese".
Speciale di Gedi Visual con i dati Ipsos-Amref
Lancio di Agenzia ANSA