Nairobi, 24 ottobre 2017 - Il conto alla rovescia verso l'inattesa scadenza elettorale keniota determinata dalla Corte Suprema del Paese che ha annullato il voto dello scorso 8 agosto, volge al termine: siamo a - 2, e dopodomani il Paese torna alle urne per eleggere il Presidente della Repubblica del Kenya.

Anzi, forse siamo a - 2. Visto che ancora non è chiaro se si voterà, l'avverbio che indica incertezza è d'obbligo.
La macchina elettorale è stata avviata, i seggi sono predisposti, le schede dove i cittadini esprimeranno la loro scelta sono state stampate e distribuite, il governo ha stanziato le risorse necessarie per svolgere questo enorme esercizio democratico, ma seppure mancano meno di 48 ore all'inizio del voto, ancora nessuno può dire per certo se si voterà.

Il presidente uscente Uhuru Kenyatta, il governo emerso dalle elezioni del 2012, la nuova e schiacciante maggioranza parlamentare delle forze governative confermano anche oggi che il voto ci sarà e che il governo e le forze dell'ordine garantiranno questo diritto costituzionale. Il leader dell'opposizione Raila Odinga e i suoi principali alleati ribadiscono che non si recheranno alle urne e che domani spiegheranno come mai il voto evidentemente non potrà avere luogo. I loro sostenitori protestano e manifestano, a macchia di leopardo, in varie città del Paese. Dopo le dimissioni immediate di un membro della Commissione Elettorale - e la sua fuga negli Stati Uniti a seguito delle minacce ricevute - anche il presidente della Commissione Elettorale ha affermato che il Paese non è pronto a votare, e che non sussistono le condizioni pratiche e politiche per garantire una elezione in linea con i dettami della Costituzione. 50 diplomatici internazionali caldeggiano un rinvio del voto per evitare il rischio che la dialettica politica precipiti nell'abisso della violenza politica ed etnica.

I leader religiosi di tutte le denominazioni invocano la pace sociale; gruppi di donne in corteo pregano per la stabilità; tutti, ma soprattutto i più poveri che più patiscono della crisi economica risultata dalla crisi politica, desiderano più che altro il ritorno alla normalità. Da oggi le scuole del Paese sono ufficialmente chiuse fino a gennaio, da domani quasi tutte le attività commerciali, amministrative, sociali, chiuderanno almeno fino a lunedì.

Formalmente il conto alla rovescia è giunto a - 2, ma, salvo forse chi è più informato su quanto sta avvenendo dietro le quinte, nessuno sa se i nodi verranno al pettine oggi, domani o dopodomani, o tra un mese. Forse si voterà e in assenza di un'opposizione il Presidente Kenyatta formalmente vincerà con la maggioranza plebiscitaria di quella parte di elettorato andata alle urne. Forse si troverà un accordo politico tra le parti prima di dopodomani; forse la Commissione Elettorale annullerà le elezioni per motivi tecnici. Forse ripartiranno gli scontri etnici nelle strade. Forse dopo l'eventuale voto l'opposizione si appellerà nuovamente alla Corte Suprema. Forse il conto alla rovescia che tutti in Kenya stanno facendo per conoscere il destino immediato del Paese e le prospettive delle singole famiglie dovrà ricominciare nell'ottica di nuove scadenze. Lo potremo capire solo col senno di poi.


Tommy Simmons
Fondatore Amref Italia