

In Africa sub-sahariana la vita non è appesa a un filo, ma a una goccia d’acqua.
Dove c’è acqua la vita scorre, ma in Africa sub-sahariana il bene più prezioso per ogni essere umano non è accessibile a tutti.
Nelle campagne e nelle zone aride lontane dalle grandi città abitano circa 313 milioni di persone che non hanno accesso ad acqua pulita da bere, oltre 400 milioni che non possono contare su servizi igienici di base e oltre 500 milioni che non hanno neanche la possibilità di lavarsi le mani con il sapone nelle proprie case.
Nelle aree più vulnerabili del continente operiamo con l’obiettivo di aumentare l’accesso alle risorse idriche e igienico-sanitarie, perché la salute di ogni uomo, donna o bambino non può prescindere dalla disponibilità di acqua pulita e sicura.
Malattie di origine animale e emergenza climatica: l’approccio One Health
Ad oggi, il 60% delle malattie infettive dell’uomo è di origine animale. Tra queste ritroviamo HIV, Ebola, SARS, Rift Valley Fever e, ovviamente, COVID-19. Si diffondono molto velocemente a livello globale e hanno non solo un impatto negativo sulla salute pubblica, con numeri ingenti di malati e morti, ma hanno anche conseguenze socio-economiche devastanti. Così come assai destabilizzanti sono le conseguenze dei cambiamenti climatici. Si calcola che negli ultimi anni, in Africa, le sole catastrofi climatiche e naturali verificatesi abbiano spinto 23 milioni di persone in situazioni di insicurezza alimentare acuta: si tratta dell’80% del totale di persone che nel mondo patiscono la fame a causa del clima.
L’approccio One Health riconosce l’interconnessione tra esseri umani, animali e ambiente e promuove interventi multi-settoriali e transdisciplinari per raggiungere uno stato di salute ottimale per il pianeta. L’approccio incoraggia la collaborazione, la condivisione di conoscenze e la comunicazione tra settori scientifici, nonché il riconoscimento di una responsabilità condivisa per l’ottenimento della salute e della sicurezza a livello globale.
Le donne camminano per 3-4 ore ogni giorno, percorrono fino a 10 chilometri, in cerca di acqua. Potrebbero fare tante altre cose in tutto quel tempo, esprimere la loro forza ed essere più produttive per la comunità. Invece, sono costrette a camminare e camminare ancora.