Un dolore che spesso rimane in silenzio. Una ferita che diventa dramma sociale. Eppure sarebbe facile curare la fistola ostetrica, di cui ci racconta Roberta Bernocco, di ritorno dal Kenya, dopo aver assistito all'operazione di alcune donne affette da questo problema.

DATI. L'Organizzazione Mondiale della Sanità stima che circa 2 milioni di donne in Africa subsahariana, in Asia, nella regione araba e in America latina e nei Caraibi vivono con questo problema. Ogni anno si sviluppano da 50.000 a 100.000 nuovi casi. Eppure la fistola è quasi interamente prevenibile. La sua persistenza è un segno che i sistemi sanitari non riescono a soddisfare i bisogni essenziali delle donne.

LA FISTOLA. La fistola ostetrica è una lacerazione da parto che mette in comunicazione la vagina della donna con la vescica, il retto o entrambi favorendo il passaggio di urina e di feci con conseguenti problemi d'incontinenza urinaria e/o fecale. Questa lesione è curabile e prevenibile ma, se trascurata, può avere conseguenze devastanti sulla vita della donna. Nel 90% dei casi è causata da svariati giorni di travaglio prolungati senza un intervento medico che allievi la pressione esercitata dal nascituro in fase espulsiva e dalle spinte di contrazione. Le donne con fistola ostetrica spesso sono ripudiate dal marito, isolate dalla comunità e colpevolizzate per la loro condizione. In una parola, stigmatizzate. Questa situazione preclude la possibilità di lavorare e spesso di sopravvivere. Le conseguenze economiche e sociali della fistola aggravano ulteriormente la posizione di vulnerabilità delle donne nella società.


ROBERTA BERNOCCO - PROGRAMMI AFRICA DI AMREF HEALTH AFRICA-ITALIA

Il Kenya è ancora un paese con periodi di estrema siccità che negli ultimi 5 anni hanno più volte raggiunto livelli di emergenza per carestia; ma è anche un paese dove le piogge creano forti inondazioni che causano distruzione di raccolti, case, strade e ponti, e morti: forse, penso, non sempre quindi le piogge sono una benedizione se lasciate a sè stesse.

Saliamo in macchina e ci dirigiamo subito ad incontrare Jane Ajele, Executive Secretary e Ministry of Health and Sanitation della contea del Turkana, la seconda più estesa di tutto il paese, con i suoi 77.000 Km2 rappresenta più del 13% del territorio. 

Questa vasta terra nel nord-ovest del Kenya è un gigante economico che si sta risvegliando, mi racconta la Ministra, perché al di sotto della sua superficie giacciono enormi giacimenti di petrolio che sono attualmente in fase di esplorazione e vedranno l'estrazione su scala industriale negli anni a venire.

Quella del Turkana è una storia lunghissima: almeno 3,3 milioni di anni, la data a cui i paleontologi hanno fatto risalire alcuni utensili creati dai primi uomini e ritrovati nel deserto brullo e inospitale che circonda il lago Turkana. 

L'unico ospedale di riferimento è il County Referral Hospital a Lodwar, con una capacità di 300 letti, 2 soli specialisti in ginecologia, circa 260 parti al mese (ma il 54% delle donne continua a partorire a casa) e una forza lavoro di 300 persone tra studenti, infermieri, medical officers che rappresentano il 20% su tutto il territorio

Il progetto di Amref Safe motherhood generosamente sostenuto dalla CEI per tre anni, ha organizzato in questa settimana una missione specialistica di riparazione chirurgica per la fistola ostetrica.

Vengo invitata ad entrare in sala operatoria dal dr. Anthony, per me è la prima volta che assisto ad una operazione ma il dottore mi dice che solo così posso capire nel profondo gli aspetti psicologici strettamente correlati alla riparazione della fistola. 
Tra le 16 ragazze operate, 4 provengono dal campo profughi di Kakuma. Tra loro anche Mary.

Penso a quante sofferenze e umiliazioni abbia dovuto subire Mary in questi 6 anni, la perdita di urine a causa della fistola, lo stigma per i forti odori, e le sofferenze per le successive 2 gravidanze. Seguo la sua operazione che dura circa 2 ore, e sono felice della ricostruzione interna ed esterna del tratto di genitali strappato.

Ritorniamo all'ospedale il mattino seguente, per incontrare nuovamente le donne operate

Mi avvicino a Mary per sapere come si sente. È già seduta sul letto, con accanto il suo bambino che dorme tranquillo. Grazie alla traduttrice riesco a sapere qualcosa di più di lei.

Nel 2012 appena 15 enne, Mary partorisce un bimbo morto, dopo 4 giorni di travaglio nella sua capanna con una levatrice tradizionale. Pochi giorni dopo iniziano le perdite di urina, il marito la evita e a causa del suo cattivo odore, la famiglia del marito la respinge e l'abbandona, considerandola maledetta. 

Ci dice che nel campo, ci sono molte donne che soffrono in silenzio come è successo a lei, che si sentono stigmatizzate dagli altri per il loro odore e le perdite