Emmanuel Ebitu, a capo di alcuni progetti per Amref Health Africa Uganda, ci racconta come il Paese sta affrontando la battaglia comune contro Covid-19 ed Ebola. Nel frattempo, Amref Health Africa Uganda sta implementando il distanziamento sociale in un mercato alimentare che serve oltre 12.000 persone a settimana, nel distretto di Arua.

Mi chiamo Emmanuel Ebitu e lavoro con Amref Health Africa in Uganda, con sede nel distretto di Arua. Sono un membro della task force distrettuale contro Covid-19. Partecipo alla pianificazione congiunta di strategie, preparazione e risposta al Covid-19.

Al 15 giugno, i casi di Covid-19 in Uganda sono 705. Tuttavia, il sistema di sicurezza sanitaria nazionale, ne conta molti di più. Il motivo per cui ufficialmente i casi confermati sono meno dei casi reali, è che il governo ugandese ha implementato un ordinamento giudiziario per il quale, se al confine con l'Uganda vengono rilevati dei casi positivi di Covid-19 di persone con nazionalità diversa, queste ultime sono costrette a tornare nel proprio Paese. Al momento, 23 casi sono stati confermati dalla regione di West-Nile, in cui si trova il distretto di Arua, dove ha sede Amref Uganda.

Inizialmente, lo stato d'animo più diffuso era la paura. Intorno ai primi giorni di marzo, la maggior parte delle persone era terrorizzata all'idea di un'ennesima epidemia nel Paese, specie nelle comunità rurali. Questa paura è stata alimentata dall'accesso alle informazioni riguardanti le condizioni sanitarie e la diffusione del virus nel resto del mondo, tramite mezzi di informazione quali Al Jazeera, BBC News e CNN. Tuttavia, con il passare del tempo, le persone hanno appreso alcune determinati informazioni sulla diffusione e sulle conseguenze del virus. Tra queste, il fatto che sono soprattutto i più anziani ad essere colpiti in maniera più violenta e dannosa dal Coronavirus. Ad oggi, non ci sono decessi confermati in Uganda legati al Covid-19, e questo ha rassicurato la popolazione. Un bene, sicuramente. Tuttavia, questa consapevolezza ha portato ad un pericoloso calo del rigore nei confronti delle misure di sicurezza.

Infatti, dal 18 marzo fino a pochi giorni fa, in Uganda, erano attive misure di distanziamento sociale a livello nazionale. Vietati i raduni di persone, interrotte tutte le forme di trasporto pubblico, chiusi i negozi, e così via. Ad oggi, queste misure si sono allentate. L'obbligo di utilizzare la mascherina in pubblico rimane in vigore, tuttavia, c'è ora la possibilità di utilizzare un massimo del 50% dei posti a sedere nel trasporto pubblico.

Ad oggi, i grandi mercati tradizionali sono chiusi, ma coloro che guadagnavano il proprio sostentamento economico grazie alla vendita di prodotti alimentari nei mercati, hanno ora la possibilità di portare avanti le proprie attività. Amref Health Africa in Uganda, in collaborazione con il governo locale del distretto di Arua e grazie ai finanziamenti da parte di Amref USA, sta implementando questa meravigliosa pratica in un mercato alimentare che serve oltre 12.000 persone a settimana, nel distretto di Arua. La politica comprende: un'entrata e un'uscita, la responsabilità di non rimanere all'interno del mercato dopo aver terminato gli acquisti, l'impegno di lavarsi le mani all'entrata, di misurare la temperatura corporea prima dell'ingresso e di usare la mascherina. Le foto sono state scattate da un operatore di Amref, Lubangakene Isaac.

Prima che ciò divenisse possibile, il governo ha anche provveduto ad offrire supporto socioeconomico ai più vulnerabili, supportando le piccole industrie e le imprese familiari con dei contributi finanziari e offrendo alle comunità e alle famiglie tutti i mezzi di sussistenza possibili, tra cui scorte alimentari.

Un'ulteriore problematica legata a questo periodo, è che la Repubblica Democratica del Congo è alle prese con un nuovo focolaio di Ebola. I Paesi limitrofi, inclusa l'Uganda, lottano con la possibilità che si diffonda un focolaio di Ebola oltre confine, dati i tassi elevati e continui di migrazione tra i Paesi. In Uganda, Amref Health Africa sta sensibilizzando le comunità e formando operatori sanitari su come prevenire la diffusione della malattia nel distretto di Arua, che condivide un confine con il Congo. Non si può dire che questa sia una fortuna, ma i progetti di formazione su Ebola sono iniziati quasi due anni fa, e ciò ha fatto sì che la popolazione fosse più preparata al Covid-19. Inoltre, i due virus hanno un modello di preparazione simile, ciò rende la lotta contro il Covid-19 e la lotta contro Ebola, battaglie distinte ma con un obiettivo comune: la salute.

Se si può trovare un lato positivo a tutto ciò che sta accadendo, dato che dobbiamo imparare a conviverci, si può affermare che la maggior parte delle comunità ha accolto con piacere e sta aderendo in maniera efficace al lavaggio frequente delle mani con acqua e sapone, come mezzo di prevenzione. L'importanza di questa pratica potrà prevenire non solo la diffusione del Covid-19, ma molte altre malattie, e di conseguenza migliorare la situazione sanitaria del Paese.