Il sistema sanitario di molti Paesi africani è sull’orlo del collasso a causa del ritiro degli aiuti americani. Una situazione che avrà gravi conseguenze non solo per i pazienti che dipendono da queste cure, ma che rischia anche di generare instabilità politica. “La gente scenderà in piazza in tutto il continente”, avverte Githinji Gitahi, direttore generale di Amref Health Africa.

Negli ultimi anni, il rapporto tra Paesi ricchi e Paesi a medio e basso reddito è profondamente cambiato, in gran parte a causa della chiusura delle attività di USAID, l’agenzia americana per lo sviluppo internazionale, ma anche per i drastici tagli di altri Paesi occidentali ai propri budget per la cooperazione. “Trump ha smantellato l’ordine multilaterale basato sulle regole, sostituendolo con un ordine basato sul potere. In un mondo multipolare, ognuno pensa solo ai propri interessi. È la fine dell’epoca della responsabilità e dell’aiuto allo sviluppo così come lo conoscevamo”, afferma Gitahi.

Perché il blocco degli aiuti USA ha anche conseguenze politiche?

In Kenya abbiamo ancora scorte di farmaci antiretrovirali per alcuni mesi, ma quando finiranno, le persone moriranno. A quel punto ci saranno manifestazioni di piazza e la crisi minerà la stabilità del sistema politico, perché i governi non hanno risorse per colmare il vuoto lasciato.

L’intero sistema sanitario è a rischio, perché è venuto a mancare un pilastro fondamentale: il finanziamento per l’HIV. In alcune contee del Kenya c’è già caos: i pazienti HIV devono mettersi in fila con tutti gli altri, con meno personale sanitario a disposizione, perché migliaia di operatori sono già stati licenziati.

Il Kenya ha perso il controllo della situazione?

No. E non solo il Kenya: anche Zambia, Malawi e Rwanda stanno affrontando lo stesso problema. Il Kenya è fortemente indebitato e non ha margini per aumentare i fondi alla sanità. Dopo i tagli di Trump, abbiamo avviato trattative con altri donatori, ma il buco di bilancio resta enorme: parliamo di un deficit annuale di 370 milioni di dollari. Non è facile da colmare. Dobbiamo ridefinire le priorità e lavorare in modo più efficiente ed efficace.”

I governi africani possono sostenere i sistemi sanitari con meno aiuti?

Il Kenya non ha mai avuto fondi sufficienti per la sanità, e questo non cambierà. È un dato di fatto. Spendiamo 90 dollari pro capite all’anno per la sanità, contro i 4.000 dei Paesi Bassi. Il governo keniota copre circa la metà della spesa sanitaria, il 20% arriva dagli aiuti internazionali. È impensabile garantire un sistema sanitario completo come quello occidentale: semplicemente non ce lo possiamo permettere. Dobbiamo quindi investire molto di più su acqua pulita, igiene, alimentazione. Perché la maggior parte delle malattie che gravano sui nostri sistemi sanitari ha origine lì.

Dr. Githinji Gitahi - Direttore Globale di Amref

Stanno emergendo anche le cosiddette malattie moderne?

In Africa, e in particolare in Kenya, le principali cause di morte restano le infezioni respiratorie, la polmonite e la diarrea causata da colera e tubercolosi: le cosiddette malattie della povertà, contro cui gli aiuti allo sviluppo si sono sempre concentrati. Ma oggi stanno emergendo nuove minacce: le malattie croniche, come l’ipertensione, non ricevono alcun finanziamento. Non ci sono fondi per il cancro, il diabete o l’ipertensione. Queste malattie non trasmissibili sono legate all’urbanizzazione e ai cambiamenti nello stile di vita. Sempre più persone si trasferiscono in città, dove l’alimentazione nei quartieri poveri si basa su patatine, bibite zuccherate e pane. In Kenya, oggi, quattro decessi su dieci sono causati da cancro, diabete o ipertensione.

Se l’Africa seguirà il modello biomedico europeo, dove le malattie croniche sono al primo posto, andrà incontro a una catastrofe: non abbiamo i mezzi per curare queste patologie. Per questo motivo, il miglior investimento che un governo possa fare è garantire accesso a acqua pulita, cibo sano, vaccinazioni e pianificazione familiare. Eppure, per qualche ragione, non stiamo investendo in questo futuro. In questo senso, la crisi generata dal taglio degli aiuti USA può rappresentare un campanello d’allarme per i nostri governi.

Articolo pubblicato originariamente su: The Africanists