Gli anziani decisori delle sei montagne sacre di Samburu, in presenza del Presidente Uhuru Kenyatta, esprimeranno pubblicamente la propria volontà di abbandonare la pratica delle mutilazioni genitali femminili (FGM). In una comunità strutturalmente patriarcale, in cui le FGM si attestano all’86%, grazie agli interventi degli ultimi anni, oggi, su 960 anziani, l’88% approva la ridefinizione e la promozione del valore della ragazza. Paola Magni: “un’azione che libererà molte ragazze da un destino che sembrava scritto, ma che abbiamo cambiato”.

Il 5 marzo 2021, nel piccolo villaggio di Kisima, nella contea di Samburu, Kenya, verrà celebrata una svolta storica: gli anziani decisori delle sei montagne sacre di Samburu, più alti organi decisionali delle proprie comunità, in presenza del Presidente della Repubblica del Kenya Uhuru Kenyatta, condanneranno pubblicamente le mutilazioni genitali femminili (FGM), ed esprimeranno la propria volontà di lasciarsi alle spalle la pratica. In una comunità strutturalmente patriarcale, come quella di Samburu, in cui le FGM si attestano all’86% e i matrimoni precoci e forzati al 38%, si tratta di una pietra miliare nel progresso della lotta contro la violenza di genere.

Perché nel mondo, 200 milioni di donne e bambine hanno subito mutilazioni genitali femminili; tra le vittime, 44 milioni sono bambine fino a 14 anni, e 3,9 milioni di ragazze sono a rischio ogni anno.

Il progetto guidato da Amref Health Africa e finanziato da USAID, Koota Injena, la cui traduzione italiana è “vieni, parliamo”, ha contribuito immensamente al raggiungimento di questo traguardo. Koota Injena è infatti un programma triennale che si è posto come obiettivo quello di coinvolgere gli uomini, in quanto leader e decisori comunitari, nella lotta contro le FGM e i matrimoni precoci e forzati. Perché la battaglia per l’uguaglianza di genere e la cessazione della violenza sulle donne non è un affare che riguarda esclusivamente l’universo femminile, ma la totalità dell’essere umano. Koota Injena ha raggiunto 40 comunità di Samburu, Borana, Rendille e Gabra, nelle contee di Samburu e Marsabit (dove le FGM si attestano all’86% e al 91,7% e i matrimoni precoci e forzati al 38% e all’80%, rispettivamente a Samburu e Marsabit).

Oggi, su 960 anziani, l’88% approva la ridefinizione e la promozione del valore della ragazza. Il progetto ha infatti promosso un approccio volto a ridefinire il “valore della ragazza”: un approccio rivoluzionario, che attraverso il dialogo, ha portato gli anziani decisori ad ascoltare favorevolmente le testimonianze della propria comunità, ad essere aperti a rivalutare i loro atteggiamenti nei confronti delle pratiche dannose, e ad integrare membri femminili dei loro clan nei processi decisionali. Un passo fondamentale verso l’uguaglianza di genere e il riconoscimento di diritti ed opportunità per bambine, donne e ragazze.

Come spiega Paola Magni, Referente per i progetti di contrasto alle FGM di Amref Health Africa in Italia, “Amref sa che per cambiare una tradizione nociva, bisogna iniziare dal cambiare il pensiero di chi la porta avanti da secoli. La ridefinizione del ‘valore della ragazza’ è fondamentale per intraprendere un percorso di cambiamento, che parte dalla consapevolezza e dalla conoscenza”. Ed è proprio questo che ha permesso il raggiungimento di questa pietra miliare nel progresso della lotta contro la violenza di genere. La decisione è infatti nata dall’interno, dalle comunità stesse che, dopo un lungo percorso graduale, di consapevolezza e conoscenza, hanno deciso di lasciarsi alle spalle un aspetto radicato, culturale ed identitario della propria tradizione, a beneficio del benessere, della libertà e dell’emancipazione delle proprie donne.

Questi risultati sono stati ottenuti grazie anche al progetto di Amref attualmente in corso, BE4WE, finanziato dalla Commissione Europea. BE4WE mira a rafforzare il ruolo delle Organizzazioni della Società Civile nell’includere le donne nei processi decisionali rilevanti e nell’affrontare la diffusa violenza di genere, creando delle vere e proprie agenti di cambiamento per l’equità e l’empowerment femminile in Kenya. Attraverso il progetto BE4WE, Amref mira a raggiungere 32.000 donne in età riproduttiva, 25.000 uomini, 26.700 ragazze, 16.750 ragazzi, 7.500 alunni e studenti.

“Lottiamo per un futuro senza FGM: un ostacolo significativo ai diritti e all’emancipazione delle ragazze”, dichiara il Dott. Githinji Gitahi, Global CEO di Amref Health Africa. “La dichiarazione degli anziani dei clan Samburu dimostra che i nostri sforzi per porre fine a questa pratica entro il 2030 stanno dando i loro frutti. La nostra esperienza ci ha insegnato che il cambiamento richiede tempo, impegno, dedizione, pazienza e rispetto reciproci. Ma è possibile”.

“È un risultato storico”, aggiunge Paola Magni, “e mi commuove fortemente vedere questi uomini essere diventati femministi, aver fatto un lungo percorso di consapevolezza che li ha portati all’azione. Un’azione che libererà molte ragazze da un destino che sembrava scritto, ma che abbiamo cambiato”.

I risultati che oggi celebriamo acquisiscono ancora più rilevanza dal momento in cui si considera che a livello globale, il COVID-19 rappresenta una forte minaccia alla lotta contro le FGM. Secondo un rapporto di UNFPA, infatti, a causa delle limitazioni relative all’attuale pandemia, si prevede una riduzione di 1/3 dei progressi verso la fine delle FGM entro il 2030. Inoltre, a causa delle interruzioni legate al COVID-19 di molti programmi di prevenzione, nel prossimo decennio potrebbero verificarsi circa due milioni di casi di FGM che sarebbero stati altrimenti evitati.

Amref combatte la lotta contro le FGM affinché i diritti dell’essere umano, delle donne e dei bambini siano tutelati e onorati sempre, con l’obbiettivo di fornire a comunità intere gli strumenti per costruirsi un futuro migliore: di speranza, cambiamento, di crescita e di dignità. Le comunità africane sono pronte e hanno la forza per farlo.