Dieci giorni fa il Ciclone Idai - una delle tempeste più devastanti che ha colpito l'Africa negli ultimi decenni - ha sferzato il Mozambico con venti fino a 195 chilometri orari, danneggiando e distruggendo migliaia di strutture.

Cosa sta accadendo in Mozambico

La tempesta tropicale si è poi spostata nell'entroterra, portando forti piogge e inondazioni in altre parti del Mozambico, dello Zimbabwe e del Malawi.

Più di 750 morti sono stati attribuiti a Idai finora, mentre migliaia restano bloccati in aree rurali remote.

Gli aiuti internazionali stanno iniziando a raggiungere la regione, mentre chi resta lotta per riparare strade, ripristinare strutture e prendersi cura dei sopravvissuti, con un'attenzione particolare alla prevenzione delle epidemie di colera.

Amref è in contatto con Samo, coordinatore di un progetto di Amref in Mozambico. Ci racconta la distruzione nelle aree in cui opera e ci spiega quali sono i pericoli.

I disastri naturali

"Il Mozambico è in una regione minacciata ciclicamente da eventi naturali estremi (inondazioni, siccità, cicloni tropicali, terremoti ed epidemie) - ricorda Samo "che predominano nei mesi di ottobre-marzo di ogni anno (la stagione delle piogge).

I documenti storici sui disastri naturali in Mozambico mostrano che, negli ultimi 52 anni (1956-2008), si sono registrati: 10 eventi di siccità, 20 inondazioni, 13 cicloni tropicali, 18 epidemie e 1 terremoto".

"Nel 2000, inondazioni e cicloni hanno ucciso 800 persone e colpito diversi milioni di persone, il che ha portato a una massiccia risposta internazionale.

L'ultima grande stagione delle piogge e dei cicloni si è verificata nel 2007, quando sono state colpite circa 285.000 persone e 163.000 sfollati.

Durante la stagione ciclonica 2011/2012 l'impatto combinato delle tempeste tropicali Dando, Funso e Irina sono stati i seguenti: 44 morti, con 108.048 persone (25.880 famiglie) colpite".

L'emergenza ciclone oggi

Tornando alla situazione attuale secondo le stime riportate dall'operatore di Amref, il numero totale di persone colpite dalle conseguenze del ciclone, nella provincia di Sofala, è superiore a un milone, ma questo numero potrebbe potenzialmente aumentare, poiché alcune aree sono ancora isolate. Sono 126 le persone morte.

Anche nelle province vicine - Inhambane, Manica, Zambezia - le continue piogge hanno colpito circa 20mila persone, danneggiando strutture e colture agricole.

"Gli allagamenti hanno provocato distruzione quasi ovunque e molte sono ancora le aree isolate - analizza Samo - le coltivazioni sono andate distrutte, così come case, strutture sanitarie e infrastrutture. Tantissime scuole sono inaccessibili.

Preoccupano le condizioni di salute della popolazione sfollata. Si temono epidemie di colera, malaria, polmonite e diarrea: malattie tutte direttamente collegate al ristagno di acqua fangosa e alla mancanza di condizioni igieniche di base.

Preoccupano i casi di malnutrizione e denutrizione, soprattutto tra i bambini sotto i 5 anni.

La protezione dei gruppi vulnerabili, in particolare per quanto riguarda i minori non accompagnati nei siti di sfollamento, potrebbe diventare un problema serio.

Rispondere all'emergenza: cosa occorre

Se le forti piogge dovessero continuare, più persone potrebbero essere spostate nei prossimi giorni.

Servono kit di soccorso e di sanificazione dell'acqua anti epidemia e kit nutrizionali, occorrono cure di emergenza per le persone ferite durante il ciclone.

Bisogna assicurare tutela e copertura sanitaria alle persone affette da hiv e altre patologie cliniche gravi e prestare particolare attenzione alle donne in stato di gravidanza e ai neonati.

Samo ribadisce l'urgenza di attivare una fase umanitaria - salvare vite, alleviare le sofferenze, e offrire risposte per la dignità umana - da far seguire un piano di recupero. Attenzione massima su: acqua, salute e l'igiene, sicurezza alimentare.

Cosa fa Amref in Mozambico

Amref Health Africa è impegnata nella formazione di ostetriche e nel rafforzamento delle competenze degli istituti di formazione statali per assicurare la promozione della salute di mamme e bambini aumentando l'accesso ai servizi sanitari di base e riducendo dunque la mortalità materna e infantile.

La formazione in ostetricia generale per nuovo personale e quella in ostetricia di emergenza per il personale già operante in strutture sanitarie è stata realizzata negli istituti di Inhambane e Massinga, nella provincia di Inhambane, e in quelli di Beira, nella provincia di Safala. Obiettivo tra il 2013 e 2019 è istruire 1100 ostetriche.