Iolanda, giovanissima lucana, è stata selezionata come ambassador per la campagna #seppellitidaunarisata ed ora è pronta a partire per l'Africa.

Circa 8mila persone hanno inviato il loro selfie e scelto di partecipare alla campagna di sensibilizzazione di Amref e Lercio, "Seppelliti da una risata", chiusasi il 17 giugno.

Tra gli aderenti, anche Giobbe Covatta, Fiorella Mannoia e Sonny Olumati.

La sua storia, una scelte radicale ed altruista, e le sensazioni in vista della partenza sono tutte concentrate in questo dialogo con lei.

Anni?

20.

Vivi a...?

In una cittadina della Basilicata, in provincia di Potenza.

Raccontaci la realtà in cui vivi?

Vivo in una piccola realtà lucana, l'aria che si respira è un mix di rassegnazione e tanta voglia di fare. Sì, un po' paradossale. Siamo giovani con tante ambizioni, disposti a metterci in gioco, ma a volte siamo costretti ad andare lontano, portando nel cuore le nostre radici. Tuttavia continuiamo a combattere per un clima di integrazione e uguaglianza, nel rispetto di tutti i colori del mondo.

Raccontaci i tuoi viaggi? Sei stata mai in Africa o all'estero?

No, non sono mai stata in Africa. All'estero ci sono andata una volta soltanto, in Francia. Ho partecipato ad un gemellaggio e sono stata ospitata da una famiglia francese.

Le tue passioni, i tuoi interessi?

Mi interessano le lingue straniere, sono affascinata dall'Africa e dal Medio Oriente e mi piace informarmi dei loro usi e costumi. La musica è molto importante nella mia vita, sia in cuffia o dal vivo sia perché suono il flauto traverso.

Sei vicina al mondo del volontariato o in passato hai avuto esperienze legate al mondo della solidarietà?

Non ho mai fatto volontariato vero e proprio, ma ho avuto esperienze nell'animazione con i bambini. Per quanto riguarda il mondo della solidarietà, a Novembre ho donato i miei capelli, 25 cm, ad un'associazione che si occupa di regalare parrucche ai malati oncologici.

Cosa rappresenta per te l'Africa?

E' difficile rispondere a questa domanda. A volte esistono dei luoghi in cui senti di andare, come se avessi un posto nel mondo a cui sei affezionato, anche se questo sentimento ha una natura inspiegabile, perché sono luoghi in cui non sei mai stato.

Quando vedo un documentario o un amico africano mi descrive il suo Paese, io mi emoziono.

Perché per me questo continente è emozione pura, è l'immagine di una donna ospitale, generosa e piena di colori.

Perché hai scelto di aderire alla campagna di Amref?

Ho letto il progetto di Amref casualmente e subito mi ha suscitato interesse.

Ciò che mi ha colpito subito è stata l'idea che credo si trovi alla base di questa campagna, ovvero di pubblicare un sorriso contro ogni tipo di pregiudizio, quindi di usare uno strumento di pace e serenità contro uno dei sentimenti d'odio più radicati, il razzismo, come a sottolineare che è con l'amore che si combatte il male.

Successivamente ho approfondito l'iniziativa ed ho deciso di aderire.

Cosa hanno suscitato in te i video di Primo Italico?

I video hanno suscitato in me delle reazioni opposte, perché in un primo momento riuscivano a farmi ridere, infatti ho apprezzato molto il gioco ironico, ma poi mi rendevo conto che realmente esistono persone come Primo e quindi mi suscitavano anche amarezza.

Incontri nella tua vita dei Primo Italico?

Cosa dicono, sostengono, che reazioni hai? Purtroppo incontro molti Primo Italico.

Sono persone poco informate o che prendono per vero e senza occhio critico tutto quello che leggono o vedono sui media.

A volte riesci a parlarci e farli dubitare delle proprie certezze senza credito, le stesse che Lercio ha trattato con ironia nella campagna.

Altre volte, invece, è difficile avere un confronto e non riesco nemmeno a controbattere, perché ci rimango male.

Il loro metro di giudizio è il colore della pelle, il Paese di provenienza ed i vestiti che indossi.

A tal proposito mi viene in mente un passaggio dell'opera di Tahar Ben Jelloun, «Il razzismo spiegato a mia figlia»: «se (il razzista) viene derubato da un arabo, finisce per considerare tutti gli arabi come dei ladri». Ecco, è così che funziona.

Hai potuto vedere, attraverso i video, il lavoro di Amref. Che ne pensi?

Ritengo che il lavoro di Amref sia molto importante per lo sviluppo del paese, perché necessario al benessere della popolazione.

Per questo, appoggio il progetto Asure che, partendo dalle donne, dalla loro salute sessuale e dall'istruzione, rende partecipi in questo percorso anche gli uomini, per incamminarsi insieme verso un futuro più chiaro, libero e sano.

Ci puoi raccontare cosa rappresentano per te quello scatto e il commento con cui hai partecipato?

Quello scatto rappresenta una risata spensierata, spontanea, proprio come andrebbe vissuta la vita.

Al giorno d'oggi mi sembra assurdo continuare ancora a costruire muri, che siano materiali o astratti.

Il senso del commento che ho scritto è: «Andate oltre!», superate ogni tipo di confine, scoprite, ascoltate e capirete che siamo tutti protagonisti di un'esperienza unica, la vita e abbiamo tutti lo stesso diritto di viverla.

A volte non ci rendiamo conto che nasciamo e cresciamo sotto lo stesso sole e sulla stessa Terra.

Come ti spieghi il successo di "like" ricevuto?

I miei amici mi hanno aiutata e ho ricevuto tutto l'appoggio necessario per crederci fino in fondo.

Molte persone, anche quelle che non conosco, hanno fatto girare la mia foto e adesso li ringrazio di cuore.

Quale sensazione all'annuncio dell'essere stata selezionata per andare in Etiopia?

Appena è arrivata la mail ed ho letto il mio nome non mi sembrava vero, così ho continuato a leggerla a voce alta.

Quando ho realizzato il tutto avevo la testa fra le mani e ridevo, ero agitata, ma anche felice.

Come lo vedi e te lo aspetti questo viaggio?

Questo viaggio sarà una sorpresa. Ho sempre voluto farlo ed adesso non sto più nella pelle. Starò bene, sono sicura di trovare persone gentili, a partire dallo staff di Amref che si è mostrato molto disponibile nei miei confronti. Provo ad immaginarlo, ma sarà superiore a tutte le mie aspettative.