Troppo presente e, spesso, solo cronaca nel raccontare la migrazione. Di solito raccontate da altri. Ed invece a Pieve Santo Stefano esiste un archivio, ricco di storie raccontate in prima persona dai migranti stessi. Sono già 400 i racconti autobiografici inediti, custoditi presso l'Archivio Diaristico Nazionale di Pieve. Si tratta di un fondo speciale di diari migranti. Venerdì 18 settembre sono stati svelati i vincitori della 5a edizione di DIMMI-Diari Multimediali Migranti, concorso nazionale rivolto a persone di origine o provenienza straniera che vivono o hanno vissuto in Italia o Repubblica di San Marino. Amref Health Africa è membro del comitato scientifico, che raccoglie e valorizza le testimonianze.

Come scrive Mamadou Diakite dalla Costa D’Avorio “la mia storia, anzi la nostra storia, la racconteremo noi stessi, perché nessuno la sa meglio di noi.” Mamadou Diakité, classe 1984, arrivato in Italia nella primavera del 2017, vive in Puglia. Nel suo racconto dal titolo emblematico "Intrappolati nei sogni" scritto nei mesi del lockdown riflette non solo sulla propria personale condizione e lotta per migliorarsi giorno dopo giorno, della sua voglia di studiare e realizzare i propri sogni ma ha la capacità di soffermarsi anche sull'esperienza e le storie di chi è ancora più in difficoltà e vive nel ghetto di Borgo Mezzanone, alle porte di Foggia. "Si può strappare tutto al povero tranne il suo sogno, io sono un gran sognatore" afferma Mamadou.

Nonostante l’emergenza sanitaria che ha segnato il 2020 - per la quinta edizione del concorso - sono giunte altre 44 storie di vita, provenienti da 24 Paesi diversi, che portano il fondo speciale di scritture migranti, costituito presso l’Archivio dei diari, a una consistenza totale di quasi 400 testimonianze. In questa edizione sono giunti diari, racconti da Afghanistan, Albania, Bosnia, Brasile, Burkina Faso, Camerun, Colombia, Costa d'Avorio, Etiopia, Gambia, Ghana, Giordania, Guinea, India, Iran, Iraq, Messico, Nepal, Nigeria, Romania, Santo Domingo, Senegal, Somalia, Sudan. Testimonianze importanti per aiutarci a cambiare il modo di vedere e raccontare le migrazioni, rimettendo al centro le persone, i volti, le storie.

Venerdì 18 settembre a Pieve Santo Stefano (Ar) all’interno della tre giorni del Premio Saverio Tutino 2020 organizzato dall’Archivio dei diari, si è tenuta la premiazione del concorso. Oltre ai vincitori dell'edizione 2020, la giornata di venerdì ha visto la presentazione delle testimonianze raccolte ne Il confine tra noi. Storie migranti (Terre di mezzo 2020), premiati al concorso DiMMi 2019.

"Nel viaggio di ritorno dalla giornata dedicata al progetto DiMMi del Premio Pieve 2020 mi fanno compagnia un profondo senso di gratitudine e di pienezza. Gratitudine nei confronti di tutte le donne e gli uomini che hanno deciso di condividere i propri vissuti, i percorsi di migrazione, fatti di insuccessi e di conquiste, di dolore e coraggio. E pienezza, pienezza per tutte le storie ascoltate, gli sguardi incrociati, gli abbracci mancati. Le storie degli autori e autrici di DiMMi rappresentano un pezzo fondamentale della storia dell’Italia contemporanea e si fanno esse stesse antidoto al razzismo. Quante più persone riusciremo a raggiungere con le loro testimonianze, tanto più riusciremo a costruire una nuova narrazione delle migrazioni, fondata sul racconto di sé come occasione di incontro e scambio con l’altro". Questo il commento di Gaia Colombo di Amref Health Africa-Italia, presente alla Premiazione del concorso Dimmi.

Altra partecipante e premiata è stata Elona Aliko (Albania, 1985), dopo aver vissuto in prima persona l'esperienza della migrazione, lasciando il proprio Paese a 15 anni, decide nel 2018 di partire come volontaria in un campo profughi in Libano. Torna al Concorso DiMMi con "Crinali", testo in cui racconta dell'esperienza di gestione ed organizzazione dell'accoglienza di una famiglia siriana, arrivata a Caravaggio (in provincia di Bergamo) dove vive, appena prima del lockdown. La propria storia si intreccia con quella dei profughi incontrati nei suoi viaggi e con quella della famiglia appena arrivata in Italia.

Racconta Gaia "sul palco ho dialogato con Abdoulie Bojang, tra i vincitori dell’edizione 2020. Come comitato scientifico abbiamo deciso di premiarlo perché ha raccontato la sua back way dal Gambia all’Italia fatta di osservazione e partecipazione emotiva nelle vite di tutti quei sommersi e salvati che ci ricordano l’impietosa casualità del male e del bene”. Abdoulie, dopo un trascorso di soprusi e violenza che ha accompagnato il suo viaggio verso l’Italia, ha avuto la forza e la determinazione di costruirsi un futuro migliore. A Pieve Santo Stefano si è presentato cullando un "fagottino" di un mese e mezzo. In quel fagottino ho visto l’Italia di domani. Di cui saremo degni se lavoreremo affinché quella di domani sia un’Italia che accoglie le diversità e le valorizza, prendendosi cura dell’altro diverso da sé".