
La luce rossastra del tramonto filtra tra gli alberi, creando un’atmosfera accogliente intorno ai tukul, le tradizionali case di fango sudsudanesi con tetto di paglia.
Seduto accanto a sua madre Florence, Zakayos Emmanuel, ventenne, indossa una divisa scolastica molto ordinata e tiene sulle ginocchia un libro di testo del Senior 4, l’ultimo anno di scuola superiore in Sud Sudan.
Dopo mesi di lotta contro la psicosi che avevano portato la sua famiglia a farlo rinchiudere in carcere, Zakayos è orgoglioso di mostrare che ora è tornato a scuola.

I genitori di Zakayos non sapevano più a chi rivolgersi quando, nel settembre 2024, “è diventato confuso”, ricorda sua madre Florence.
Lo studente di Mundri, una piccola città nella parte occidentale del Sud Sudan, improvvisamente ha iniziato a togliersi i vestiti, andava in giro nudo e aggrediva tutti.
“Ero molto preoccupata che potesse far del male a qualcuno o a se stesso”, ricorda la madre cinquantenne.
“Ma Zakayos ora sta bene, ha persino ripreso la scuola”, aggiunge, visibilmente sollevata, ringraziando il team medico che è riuscito a curarlo per quella che è stata diagnosticata come psicosi indotta da sostanze.
L’uso di alcol o droghe può scatenare questa grave malattia definita come “una condizione mentale caratterizzata da deliri e/o allucinazioni che si verificano durante o subito dopo l’utilizzo di sostanze oppure in caso di astinenza”.
Nel caso di Zakayos, potrebbe essere stato l’uso di cannabis a provocare l’episodio psicotico, che è durato oltre tre mesi.
La sua famiglia ha cercato di aiutarlo, ma i loro sforzi sono falliti, finché non hanno scoperto che a Mundri esiste una clinica specializzata in salute mentale.
Una volta che un operatore qualificato ha visitato Zakayos è stato avviato un trattamento quotidiano che lo ha rapidamente liberato dai sintomi.

“Dopo due o tre giorni ho cominciato a ragionare bene, a capire le cose, e in una settimana sono tornato normale”, ricorda Zakayos. “Le guardie carcerarie poi mi hanno aiutato a tornare a casa”.
In Sud Sudan, un paese scosso da decenni di guerra e da livelli estremi di povertà, i disturbi mentali colpiscono oltre un terzo della popolazione, secondo i dati raccolti da Amref Health Africa.
Nel 2022, insieme ad altre organizzazioni partner e al Ministero della Salute del Sud Sudan, Amref ha lanciato il progetto Mental Health Integrated Development (MHIND), un progetto pilota volto a sviluppare i servizi di salute mentale in otto dei 79 distretti del Sud Sudan.
Medici e infermieri sono stati formati per fornire assistenza mentale presso cliniche specializzate allestite all’interno di strutture sanitarie esistenti e fornite di farmaci.
Sono state organizzate anche sessioni di Self-Help Plus, un corso di gestione dello stress all’interno delle parrocchie, per raggiungere gruppi più ampi di persone affette da stress.
Finora oltre 23.000 sudsudanesi hanno beneficiato dei servizi, grazie al finanziamento dell’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo e della Stavros Niarchos Foundation.
“La mia famiglia mi portava in chiesa per le preghiere. Ma tutti i loro sforzi non hanno portato alcun miglioramento”, ricorda Zakayos, che ha trascorso due mesi in prigione.
“Ero completamente confuso, le guardie carcerarie cercavano di parlarmi, ma non riuscivo a capire. Mi sentivo come se non fossi più in Africa, come se fossi qualcun altro”, ricorda dalle settimane difficili.
Tutto ha cominciato a peggiorare quando Zakayos frequentava la scuola superiore a Juba, la capitale del Sud Sudan, a circa 150 km a sud-est di Mundri.
Lì, il ragazzo si è unito a un gruppo di amici e ammette: “abbiamo fumato cannabis per due anni”.
Con il fumo, l’atteggiamento di Zakayos è cambiato. “Sono diventato cattivo, testardo, ho smesso di rispettare insegnanti e regole e, a maggio 2024, sono stato espulso dalla scuola”.
Fuori dalla scuola, Zakayos è tornato a Mundri e dice di aver continuato a fumare cannabis “fino al 30 settembre 2024”. Quello fu l’ultimo giorno in cui ricorda di essere stato sé stesso. “Da quel giorno sono diventato confuso, ed è stata l’ultima volta che ho fumato cannabis”, dice.
A salvare Zakayos è stato il trattamento ricevuto presso la clinica specializzata di Mundri e un farmaco antipsicotico spesso non disponibile nelle strutture sanitarie pubbliche del Sud Sudan.
Il progetto MHIND di Amref fornisce il farmaco e ha reso possibile la formazione di professionisti della salute mentale.
Medici e infermieri hanno imparato a diagnosticare tali disturbi mentali e a offrire cure adeguate, sia prescrivendo farmaci che fornendo consulenza psicologica.
“Grazie alle medicine ora sto bene”, dice Zakayos. “Posso seguire e capire bene le lezioni, e passo il tempo con i miei compagni di scuola. Faccio i controlli alla clinica. Se non ci fosse stata l’assistenza, non so dove sarei ora. Ma grazie al supporto della clinica, sono tornato a scuola e sto vivendo bene”.
Testi e immagini di Florence Miettaux