Quale Africa ha in mente chi vive in Italia? Quali azioni ritiene utili per lo sviluppo del Continente africano?
Ci siamo posti queste domande perché siamo un’organizzazione africana e abbiamo a cuore lo sviluppo del Continente. Abbiamo a cuore anche l'idea che di Africa si ha in Italia e le politiche che vengono proposte e intraprese per un futuro fatto di sviluppo comune, democratico e paritario.

Futuro che ci impone di conoscere e ascoltare il "nostro dirimpettaio", come lo ha definito la Presidente Meloni. Quel continente che abbiamo davanti entro il 2050 sarà il più popoloso e più giovane del Mondo, vedrà aumentare gli spostamenti - interni ed esterni – anche a causa delle ripercussioni dei cambiamenti climatici e della necessità dei suoi giovani di trovare alternative e diverse prospettive di impiego, ancora troppo spesso scarse.

Quale Africa ha in mente quindi chi vive in Italia? Possiamo in primis guardare alle recenti dichiarazioni di importanti cariche del nostro Governo. La Presidente del Consiglio Giorgia Meloni, in visita in Etiopia a metà aprile 2023, ha dichiarato "Differentemente dalla percezione che si ha, l'Africa non è un continente povero. In alcuni casi viene sfruttato e in altri non ha gli strumenti per tirare fuori le ricchezze". E in una recente intervista il Ministro degli Esteri Antonio Tajani ha dichiarato che il Piano Mattei "è un progetto che deve far sì che l'Italia aiuti il continente africano a crescere, ma con un’ottica che metta sullo stesso piano africani e italiani, non si tratta quindi di neocolonialismo".

Dichiarazioni ovviamente per noi condivisibili, che riprendono alcune parole chiave che abbiamo ritrovato anche quando siamo andati ad ascoltare gli italiani.

L'idea che l'Africa sia povera è effettivamente nella testa degli italiani. Nella rilevazione Ipsos per Amref, fatta per indagare fra gli italiani quale percezione abbiano dell’Africa, le prime parole alle quali viene associato il continente africano sono povertà, migrazione e malattie, al sesto posto troviamo il termine colonialismo.

Nella nostra rilevazione annuale realizzata con Ipsos, intitolata “Africa e salute: la percezione degli italiani” abbiamo indagato la percezione che gli italiani hanno dell’Africa, fra vecchi stereotipi e reale conoscenza, e sondato quanto interesse ci sia verso la cooperazione per/con il Continente. L'87% degli intervistati condivide l'idea che "occorrono nuove strategie studiate accuratamente e condivise da tutta l’Europa e dall’Africa". Sul fatto che "l’Italia e i paesi africani dovrebbero firmare un vero e proprio patto, basato su obiettivi di crescita condivisi e su benefici reciproci", l'83% è molto o abbastanza d'accordo. Più bassa la percentuale, al 77%, di chi concorda sulla posizione che "l’Africa può essere un ottimo fornitore di energia per l’Europa e l’Italia può fare da mediatore su questo tra i due continenti". Cala ancora sul tema "i paesi africani dovrebbero fornire all’Italia manodopera selezionata", attestandosi al 62%.

Abbiamo inoltre analizzato quali idee hanno gli italiani, in termini di priorità di azioni, per lo sviluppo dell'Africa. Per gli italiani gli ambiti ai quali dare precedenza sono: l’accesso alle cure sanitarie; le infrastrutture scolastiche e l’istruzione di qualità; le infrastrutture per migliorare il settore agricolo; gli strumenti per contrastare la malnutrizione; le procedure per gestire i flussi migratori. Il 65% degli italiani crede inoltre che il supporto all’Africa e la realizzazione di un Piano con il Continente siano innanzitutto delle priorità per l’Europa, chiamata a fare di più.

I risultati di questo sondaggio sono particolarmente interessanti, perché portano in evidenza la consapevolezza degli italiani di un Piano importante per un Continente complesso e per un futuro che ci vede sempre più interconnessi.

Ad Amref Health Africa – dal 1957 impegnata per la salute dell’Africa e degli africani più vulnerabili -l’attenzione verso il Continente non può che fare piacere. Ma vediamo alcune zone d’ombra che speriamo vengano presto chiarite. Le dichiarazioni costruttive, anticolonialiste e di collaborazione paritaria Italia-Africa stridono con altre recenti azioni del Governo, che non hanno dimostrato altrettanta attenzione verso l’Africa e gli africani. Il Piano Mattei e la sua governance sembrano tendere a una centralizzazione del potere, depauperando il ruolo della Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo e la cosa ci lascia perplessi. Il confronto con le realtà del Terzo Settore, e della Cooperazione Internazionale operanti in particolare in Africa, rimane ancora fumoso. Il suo posto però è previsto nella formazione della Cabina di Regia, mentre risulta per ora assente un rappresentante dell’Unione Africana, che invece sarebbe fondamentale.

Un Piano con investimenti troppo ridotti, che avesse come priorità il trovare risposte in Africa alla necessità energetica del nostro Paese, alla riduzione dei flussi migratori verso l’Italia e a nuovi spazi di sviluppo per le nostre aziende, potrebbe non essere in grado di raggiungere gli obiettivi e di cogliere le reali sfide del futuro comune. Speriamo non sia in questo che si concretizzerà il Piano Mattei disattendendo quanto lasciato intendere nei vari annunci.

Speriamo in un piano di sviluppo ambizioso e giusto perché, come dichiarato dal nostro Presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante una visita in Kenya l’anno scorso “non può esserci pace senza sviluppo; e non vi può essere sviluppo senza una gestione sostenibile dell’ambiente in uno spazio pacifico e democratico”.
In conclusione: un Piano con l'Africa ci vuole, è necessario. Ma ci auguriamo davvero che questo sia un piano dove lo sviluppo e la crescita vadano di pari passo. Dove l'economia e la giustizia sociale camminino insieme. In Italia e in Africa.