Le narrazioni sull’Africa sono spesso condite di luoghi comuni e falsi miti che rischiano di condizionare il nostro modo di guardare a questo vastissimo continente: un territorio ricco di differenze quanto di risorse, e che appare determinato a conquistare il proprio futuro con ogni mezzo, anche attraverso l'innovazione digitale.

Nel 2022, secondo il Global Innovation Index dell’OMPI (Organizzazione Mondiale della Proprietà Intellettuale), sedici delle 25 economie analizzate nella regione sub-sahariana hanno migliorato l’andamento dei loro mercati grazie a soluzioni tecnologiche di ultima generazione, con un inaspettato balzo in particolare del Botswana, alle spalle di Mauritius e Sudafrica tra i Paesi più innovativi dell’intera area.

Un dato importante, ma che non deve sorprendere più di tanto.

Basti pensare che in Uganda e in Kenya i pagamenti tramite smartphone, nati già a metà degli anni 2000, sono ormai diventati la norma.

Un successo reso possibile grazie al rapido rafforzamento delle reti di telefonia mobile, la cui crescita tra il 2007 e il 2016 è stata addirittura del 344%: tre volte più forte che nel resto del mondo (dati ITU – International Telecommunication Union).

Le previsioni di GSM Association - Global System for Mobile Communications dicono anche che entro il 2025 almeno mezzo miliardo di persone nel sud del Sahara usufruirà di una connessione dal proprio cellulare: un passo in avanti fondamentale che non solo consente di superare lo storico deficit dovuto alla scarsità di linee fisse, ma che favorisce anche l’evoluzione della telemedicina.

Stando a una recente analisi dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono oltre 120 le innovazioni tecnologiche sanitarie nate nel continente a seguito della pandemia.

Si tratta soprattutto di app di servizi e di altre piattaforme online che facilitano l’accesso a visite ed esami diagnostici.

Oggi in Africa si sperimenta persino il 5G, in particolare in Kenya e Sudafrica.

Così come si assiste al proliferare degli innovation hub: l’azienda di ricerca data-driven Briter Bridges ne ha contati oltre 640, in particolare in Nigeria, Egitto, Sudafrica, Uganda e Kenya.

Proprio tra Uganda e Kenya si estende tra l’altro la cosiddetta Silicon Savannah dove, secondo le ultime statistiche, l’uso di internet è già esteso all’87,2% della popolazione.

La digitalizzazione permette inoltre di moltiplicare le opportunità di istruzione, come dimostra il successo della piattaforma di formazione online Eneza, utilizzata nel 2021 da ben 11,1 milioni di utenti tra Kenya, Ghana, Costa d’Avorio e Rwanda.

Un trend ampiamente confermato dal gruppo di ricerca Imarc, secondo cui lo scorso anno il mercato africano dell’e-learning ha raggiunto un valore complessivo di 1,4 miliardi di dollari.

Insomma, numeri alla mano l’Africa sembra avere un volto decisamente innovativo e all’avanguardia: “smart”, per rimanere in argomento.

Ma i media italiani ce lo raccontano? E se sì, in che termini? Con quali accenti, quali sfumature?

Ce lo siamo chiesto e lo abbiamo analizzato, grazie al consueto supporto dell’Osservatorio di Pavia, nel focus speciale di questa quarta edizione di Africa Mediata, l’annuale dossier attraverso cui stimoliamo il mondo della comunicazione - in tv e sui giornali, online e sui social network - a diffondere un’immagine più ampia, corretta e onnicomprensiva del Continente.

Purtroppo le nostre domande hanno avuto risposte decisamente negative.

Di innovazione in Africa, sui media italiani, si parla poco, pochissimo, e forse anche nel modo sbagliato.

Due dati su tutti lo confermano: l’estrema marginalità del tema, limitato praticamente alle sole testate specializzate (sono appena 96 gli articoli pubblicati sull’argomento nel corso del 2022) e la quasi esclusiva connotazione esogena dei cambiamenti, descritti per lo più come conseguenze di progetti esportati dall’Italia o comunque dalla porzione occidentale del mondo.

Un approccio, questo, che non fa che alimentare la solita percezione di un continente “sotto tutela”.

Ma noi sappiamo che non è così, come documentano le evidenze sopra citate e come testimonia ogni giorno anche la nostra esperienza sul campo.

Da tempo, infatti, Amref utilizza le nuove tecnologie per promuovere e garantire il diritto alla salute nel continente.

Lo fa attraverso applicazioni e servizi mobile in grado di migliorare la formazione del personale sanitario locale.

E poi adottando metodologie di intervento innovative che, anche grazie al digitale, aumentano la capacità di resilienza delle comunità a eventi dirompenti come i cambiamenti climatici o la diffusione di malattie infettive.

Lo raccontiamo nelle pagine raccolte a conclusione del report e dedicate ad alcuni dei nostri progetti.

Un piccolo, grande esempio di trasformazione possibile - e a leadership africana - che speriamo possa contribuire a una rappresentazione dell’Africa più positiva e caparbia: slegata, una volta per tutte, da soli drammi ed emergenze.

di Paola Crestani, presidente di Amref Health Africa Italia, e Guglielmo Micucci, direttore generale di Amref Health Africa Italia