L’Africa nel campionato, l’Africa nei media attraverso le analisi di Africa Mediata. Amref: “Lo sport aiuti e avvicini l’Africa a noi”.


Fastidio e disturbo. La discussione tra il Presidente del Napoli Aurelio De Laurentis e l’ex calciatore della squadra partenopea, Koulibaly, continua a generare dibattito. Il presidente De Laurentis aveva dichiarato qualche giorno fa “Basta africani, non ne prendo più. Oppure rinuncino alla Coppa”. Il calciatore africano, di stanza al Chelsea nella prossima stagione, aveva chiesto rispetto per l’Africa. I dati della ricerca “L’Africa Mediata” di Amref ed Osservatorio di Pavia, mostrano in effetti un forte fastidio intorno a questa tematica, palesatosi proprio intorno alla tanto discussa Coppa d’Africa, tenutasi in Camerun nei mesi di gennaio e febbraio. 

Secondo l’analisi del rapporto Africa Mediata - presentato il 22 maggio al CONI -, la maggior parte delle citazioni della Coppa d’Africa - nel periodo gennaio/febbraio 2022, su tv, stampa e Facebook - sono puramente incidentali, collocate soprattutto nelle pagine dedicate alle preview delle partite del campionato italiano, per indicare il motivo dell’assenza dei giocatori partiti per il torneo. Il frame principale dentro il quale è stato inquadrato il racconto della Coppa d’Africa ai tifosi e agli sportivi italiani, dunque, dal punto di vista puramente quantitativo, è stato quello dell’elemento di disturbo per il regolare svolgimento del Campionato di Serie A.

Africa Mediata è il dossier realizzato da Amref in collaborazione con i ricercatori dell’Osservatorio di Pavia per analizzare in che modo viene oggi rappresentato in tv, sui giornali e sui social il continente africano. Nella terza edizione del dossier Africa Mediata, oltre all’analisi quantitativa, si è scelto di approfondire la rappresentazione dell’Africa e delle persone afrodiscendenti nel mondo dello sport, in particolare le Olimpiadi e la Coppa D’Africa.

Il report si è occupato di studiare anche il racconto dei calciatori africani nei social media italiani, nel periodo agosto-dicembre 2021. Da questa analisi si evince che il numero dei giocatori africani e afrodiscendenti nelle squadre di Serie A - nella scorsa stagione calcistica - variava sia per effetto della campagna acquisti/cessioni, sia perché per l’ingresso nella rosa della prima squadra di giocatori del settore giovanile. Tuttavia, la stima effettuata sugli organici delle squadre durante l’anno ha suggerito che su un totale di 743 giocatori tesserati in Serie A, i giocatori di nazionalità africana erano 56, una percentuale pari al 7,5%. La quota di giocatori africani nel campionato italiano è dunque abbastanza contenuta rispetto ad altri campionati nazionali europei. Ai giocatori africani di nazionalità sono stati aggiunti nell’analisi 14 giocatori afrodiscendenti: 8 di nazionalità francese, 2 di nazionalità inglese, uno di nazionalità svedese e 3 di nazionalità italiana. Nel complesso, dunque, sono 70 i giocatori africani o afrodiscendenti, il 9% dei giocatori tesserati.

Attraverso vari grafici il report ha mostrato la distribuzione dei giocatori africani e afrodiscendenti per squadra. Le società sportive con il maggior numero di atleti africani e afrodiscendenti erano: Bologna, Napoli, Roma, Salernitana e La Spezia (6). Quelle, invece, con meno giocatori di origine africana sono Inter (0), Atalanta, Cagliari, Empoli e Juventus (1).

Tra i 70 giocatori africani e afrodiscendenti che hanno disputato il campionato di Serie A nella scorsa stagione, erano 4 quelli che ricoprivano ruoli da protagonista nei profili Instagram delle 20 società: Vicktor Osimhen (Napoli), Tammy Abraham (Roma), Kalidou Koulibaly (Napoli) e Franck Kessié (Milan).

“L’Africa ha bisogno di rispetto” afferma Marta Bove, a capo della comunicazione di Amref Health Africa-Italia “il calcio africano è cresciuto definitivamente in termini di considerazione e appeal globale, e non solo per il numero di campioni che popola i principali campionati d’Europa. Di pari passo deve crescere il rispetto. Non possiamo pensare che siano importanti solo le nostre attività e interessi, vedi appunto la Coppa d’Africa, che impatta sui nostri calendari calcistici. Lo sport, come abbiamo visto grazie ad Africa Mediata, può restituire una corretta narrazione dell’Africa e degli africani, troppo spesso relegata a povertà, guerra, dolore. Lo sport - come diversi sportivi hanno fatto negli scorsi anni - può anche combattere il razzismo. Per questo ci spiace che una voce così importante come quella di Koulibaly, che spesso si è speso per il rispetto ed un’idea diversa di Africa, sia andato a giocare in un altro campionato. Abbiamo bisogno di sentinelle, tra i calciatori, tra la dirigenza, tra i tifosi, perché l’Africa non sia così distante, nemica e lontana. Perché, come la ritraeva una vignetta di Mauro Biani - giocando sulla desueta definizione di Terzo Mondo - l’Africa non è terza a nessuno.”