Amy è tornata in quella terra da cui era scappata da bambina. Oggi Amy è una donna e ha una fascia da capitana intorno al braccio.

La sua è la nazionale di calcio del più giovane Stato al Mondo. Oltre sei anni di conflitto civile, l’economia al collasso e la conseguente crisi umanitaria sono solo alcuni dei fattori che affliggono il Sud Sudan, che sta attualmente vivendo il suo undicesimo anno di indipendenza dal Sudan.

In questo scenario emerge la storia di Amy Lasu, capitana della squadra di calcio femminile sud sudanese, che racconta l’importanza dello sport, della passione che la accompagna dalla tenera età di sette anni, e che regala a lei e a molte ragazze come lei la speranza di una vita migliore.

La storia di Amy è raccolta nella terza edizione di “Africa MEDIAta”, rapporto di Amref Health Africa-Italia e Osservatorio di Pavia, presentato al CONI, il 25 maggio, in occasione dell’Africa Day.

“Il Sud Sudan rappresenta la mia identità, il mio Paese d’origine. Il Kenya, il Paese che mi ha fatta diventare quella che sono oggi”. Infatti, Amy è arrivata in Kenya all’età di tre anni quando la sua famiglia è fuggita dalla guerra civile dall’allora Sudan, nel 1998.

Non solo si è laureata in gestione delle risorse umane presso la Moi University nel 2018, ma ha anche affinato il suo talento calcistico con la Women Premier League (WPL) del Kenya.

“Abbiamo donne che hanno seguito corsi per allenatori e corsi di arbitraggio, e questo significa che il calcio sta dando loro la speranza di una vita migliore. Sono anche entusiasta di questo progetto perché molte ragazze mi ammirano, e dimostrare loro che è possibile mi rende felice. Più ragazze giocano a calcio, meno sono i matrimoni e le gravidanze precoci, il che mi motiva a lavorare ancora più duramente”, sottolinea Amy. Amref Health Africa - più grande ong africana ad occuparsi di salute in Africa - ha incontrato Amy durante una partita di calcio pensata per sensibilizzare la popolazione sulla tematica delle malattie rare in Sud Sudan.

“È difficile essere donne. È meraviglioso quanto difficile”, continua Amy. “Ed è difficile essere donne vogliose di fare ciò che spesso pensiamo non ci appartenga, come lo sport. Da donna, puoi dimostrare tanto, ma spesso i familiari, la società e le tradizioni non te lo permettono. Io sono stata fortunata; gioco a calcio da quando ho sette anni e la mia famiglia mi ha sempre supportata. Ma molte altre ragazze non hanno la mia stessa fortuna; e non solo non hanno la possibilità di inseguire i propri sogni, ma spesso si trovano anche a condurre una vita che non desiderano, vengono date in spose da bambine, tenute in casa a fare cose “da donne”… senza scelta”.

Per questo Amy, il cui sogno è istituire la propria accademia di calcio, spera di poter dare il buon esempio, per le ragazze, per le famiglie, per la società… per far sì che le ragazze che allena possano diventare le donne e le calciatrici dei propri sogni, proprio come lei.

La ricerca in cui è inserita la storia di Amy, “Africa MEDIAta”, raccoglie dati e analisi su come e quanto i media italiani raccontano gli africani.

Per l’edizione 2022 il focus speciale è stato dedicato a due eventi sportivi: i Giochi Olimpici di Tokyo e la Coppa d’Africa. E l’impegno e il sogno di Amy non potevano restare sconosciuti. In questa grossa azione per mettere al centro lo sport e l’Africa, Amref ha dato vita anche alla campagna “Non serve un campione per battere gli stereotipi”. Patrocinata dal CONI ha visto l’adesione di alcuni “testimonial speciali”, impegnati sul campo e nella vita per questa causa:

  • Danielle Madam (atleta)
  • Giovanni Soldini (navigatore)
  • Raphaela Lukudo (velocista)
  • Alessandro Florenzi (calciatore)
  • Maria Benedicta Chigbolu (velocista)
  • Max Sirena (Skipper e Team Director Luna Rossa Prada Pirelli Team)
  • Giancarlo Fisichella (pilota F1 GT Endurance)
  • Paolo Dal Molin (Olimpico di Atletica Leggera)
  • Francesco Gambella (canoista)
  • Felix Afena-Gyan (calciatore)
  • Martin Castrogiovanni (rugbista)
  • Daisy Osakue (lancio del peso)
  • Hervé Barmasse (alpinista), e molti altri.

Da qui ne è nato uno spot, realizzato dai registi Marcello e Luca Lucini.

Scopri di più: Africa MEDIAta e la campagna NON SERVE UN CAMPIONE