In un mondo dove le emergenze sanitarie, il degrado ambientale e il cambiamento climatico sono sempre più connessi, nasce l'esigenza di un nuovo approccio alla salute: One Health.

Ma di cosa si tratta esattamente? Questo articolo spiega in modo semplice e chiaro cos’è One Health, da dove nasce, e perché oggi è considerato fondamentale per affrontare le sfide globali più urgenti.

Vedremo anche come l’approccio One Health venga già applicato in vari contesti, quali sono le sue potenzialità future e perché nei progetti di Amref in Africa subsahariana lo utilizziamo come chiave per uno sviluppo sostenibile e più giusto.

Cos’è One Health e perché se ne parla tanto?

Negli ultimi anni, soprattutto dopo la pandemia di Covid-19, questo termine è entrato nel dibattito globale sulla salute pubblica, ma spesso resta difficile da comprendere per chi non lavora nel settore.

In realtà, è un concetto semplice: la salute umana, animale e ambientale sono strettamente collegate e non possono essere affrontate separatamente.

Un approccio, non un programma

One Health non è un progetto o un singolo intervento, ma un approccio integrato e collaborativo. Significa mettere in dialogo settori diversi (come la medicina, la veterinaria, l’agricoltura, l’ambiente) per proteggere la salute pubblica in modo sostenibile.

Non si tratta solo di curare malattie, ma di prevenirle alla radice, riconoscendo le connessioni profonde che legano noi, gli animali e l’ambiente in cui viviamo.

Dalle origini al riconoscimento globale

L’idea che la salute umana non sia separata da quella degli animali e dell’ambiente ha radici antiche.

Già nel XIX secolo, il medico tedesco Rudolf Virchow parlava di “nessuna linea divisoria tra la medicina umana e quella veterinaria”.

Più tardi, negli anni ’60, il veterinario Calvin Schwabe coniò il termine “One Medicine”, che sarebbe poi evoluto in “One Health”.

Un punto di svolta è arrivato nel 2004 con la Conferenza di Manhattan, dove fu sancita la necessità di un approccio olistico alla prevenzione delle malattie, in un mondo in cui pandemie, zoonosi (malattie trasmesse dagli animali all’uomo) e crisi ambientali sono sempre più frequenti.

Nel 2021, l’One Health High-Level Expert Panel (OHHLEP) ha definito ufficialmente questo approccio, oggi adottato da importanti istituzioni internazionali come FAO, OMS, UNEP e WOAH.

La definizione mette in evidenza come salute umana, animale e ambientale siano interdipendenti e come sia fondamentale lavorare insieme per garantire benessere, acqua pulita, cibo sano, energia e un ambiente sicuro.

Perché One Health è cruciale oggi

Il mondo affronta sfide sanitarie senza precedenti: pandemie, resistenza agli antibiotici, insicurezza alimentare, degrado ambientale. E tutte queste crisi sono aggravate dal cambiamento climatico, che favorisce la diffusione di nuove malattie e mette a rischio gli equilibri naturali.

L’approccio One Health rappresenta una risposta concreta e sostenibile.

Grazie a una maggiore collaborazione tra settori e paesi, si possono prevenire nuove epidemie, proteggere le comunità più vulnerabili e costruire sistemi sanitari più resilienti.

Un esempio? Le zoonosi e il clima che cambia

Le malattie zoonotiche (come Ebola, influenza aviaria, Covid-19) sono spesso il risultato di un contatto ravvicinato tra persone e animali, accentuato dalla deforestazione, dalla perdita di habitat e dall’intensificazione agricola.

Con l’aumento delle temperature, anche le zanzare che trasmettono malaria e dengue si stanno spostando in nuove aree geografiche.

Solo un approccio come One Health può mettere insieme epidemiologi, ecologi, veterinari, agronomi e autorità ambientali per prevenire questi fenomeni. Ma per farlo servono investimenti, governance e formazione, anche nei paesi più fragili.

Ambiente: il grande assente (che dobbiamo coinvolgere)

Nonostante i progressi, oggi l’ambiente è ancora l’anello debole nell’attuazione di One Health.

Troppo spesso i Ministeri dell’Ambiente restano fuori dai tavoli decisionali, anche se il degrado ambientale è alla base di molte crisi sanitarie. È essenziale cambiare rotta e adottare un pensiero sistemico, che veda la salute del pianeta come parte della salute collettiva.

Il futuro è (anche) digitale

Il potenziale dell’approccio One Health è ancora in espansione. Le tecnologie digitali, l’uso dei big data e i nuovi strumenti di sorveglianza permettono di monitorare le minacce in tempo reale e rispondere più rapidamente.

A livello globale, serve però anche un forte investimento in formazione: creare nuove competenze, capaci di leggere e gestire l’interconnessione tra salute, ambiente e società.

Un operatore di Amref impegnato nella campagna di vaccinazione

Perché Amref sostiene One Health

In Africa, dove le comunità sono spesso in prima linea di fronte agli effetti del cambiamento climatico e delle emergenze sanitarie, One Health è già una realtà di fatto.

Da anni, Amref lavora per promuovere l’integrazione tra salute pubblica, ambiente e pratiche sostenibili, supportando le comunità rurali e rafforzando i sistemi sanitari locali.

Sostenere One Health significa anche contribuire agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile, in particolare il numero 3 (salute e benessere) e il 13 (lotta al cambiamento climatico). È un investimento per oggi e per le generazioni future.

In un mondo sempre più interconnesso, proteggere la salute non è più solo una questione di ospedali o medicine. È una questione di ecosistemi, cooperazione e visione comune. È una questione di One Health.