In breve
- Al 28 settembre, è stato vaccinato completamente il 62,5% della popolazione mondiale. L’Africa ha raggiunto solo il 21,6% della popolazione.
- Secondo l’Africa CDC, il continente africano ha ricevuto 952,7 milioni di dosi di vaccino anti-COVID-19, e ne ha somministrate circa 644 milioni (67,6% della fornitura).
- Di questo passo, l’Africa raggiungerà il 40% della copertura vaccinale a maggio 2023 (Africa CDC).
- 45 milioni di bambini africani stavano lottando contro la fame e la malnutrizione prima della pandemia, ma altri 9 milioni si sono aggiunti a questa cifra, a causa del COVID-19.
- L’84% delle donne ha affermato che la violenza domestica è aumentata durante la pandemia e quasi l’88% delle donne ha riferito di aver subito abusi da una a tre volte alla settimana.
- Il continente africano ospita il 17% della popolazione mondiale, ma sopporta oltre il 24% del carico globale di malattie, e solo il 3% del personale sanitario.
- “L’Europa dovrebbe fare di più per aiutare l’Africa”. In base all’indagine Ipsos promossa a dicembre 2021 da Amref il 67% degli italiani chiede all’Europa maggiore impegno per la vaccinazione in Africa.
- Vaccini in scadenza: il problema degli approvvigionamenti: delle dosi che sono state invitate, specialmente attraverso il meccanismo COVAX, molte scadono mesi o addirittura settimane dopo il loro arrivo nel paese di destinazione. Ciò rende difficile per i governi e gli operatori sanitari distribuire le dosi in modo equo e mobilitare le comunità.
- L’ingiustizia nella distribuzione dei vaccini accende un faro sull’ingiustizia sanitaria globale: i Paesi africani stanno registrando un calo nella fornitura di altri servizi poiché gran parte delle risorse è stata dirottata verso la risposta alla pandemia e la gestione delle altre criticità. I servizi di routine e salvavita come l’assistenza prenatale, i programmi di immunizzazione infantile, i test per l'HIV e i test e il trattamento della tubercolosi sono stati tutti colpiti. Le conseguenze di questa interruzione le osserveremo anche dopo la fine della pandemia.
COVID-19 e vaccini in Africa
Al 28 settembre, il 62,5% della popolazione mondiale. L’Africa ha raggiunto solo il 21,6% della popolazione.
Al 28 settembre 2022, in Africa si sono registrati 12 milioni di casi e 255 mila decessi legati al COVID-19.
Il Sudafrica rappresenta il Paese più colpito del continente, con oltre 4 milioni di casi e oltre 102,1 mila decessi. A seguire, Marocco (1,3 milioni di casi e 16,3 mila decessi), Tunisia (1,1 milione di casi e 29,2 mila decessi), Egitto (515 mila casi e 24,6 mila decessi) e Libia (507mila casi e 6,500 decessi).
Amref risponde ad alcune frequenti domande sui vaccini e sulla loro diffusione nel mondo, in Europa ed in Africa.
Quali sono le dosi necessarie per poter vaccinare la popolazione africana? Quali i costi?
Per raggiungere l’obiettivo di vaccinare almeno il 60% della popolazione (circa 780 milioni di africani) l’Africa avrà bisogno di circa 1,5 miliardi di dosi di vaccino che, secondo le stime attuali, potrebbero costare tra gli 8 miliardi e i 16 miliardi di dollari, con costi aggiuntivi del 20-30%, per il programma di distribuzione vaccinazione.
A che punto è la distribuzione dei vaccini contro il COVID-19 in Africa?
Secondo l’Africa CDC, il continente africano ha ricevuto 952,7 milioni di dosi di vaccino anti-COVID-19, e ne ha somministrate circa 644 milioni (67,6% della fornitura).
Ingiustizia e vaccini: perché c’è ancora tanto da fare
Di questo passo, l’Africa raggiungerà il 40% della copertura vaccinale a maggio 2023 (Africa CDC).
Quali sono le questioni critiche che ostacolano la distribuzione in Africa dei vaccini contro il COVID-19?
Abbiamo individuato 5 punti chiave per comprendere quali siano oggi gli ostacoli nella distribuzione dei vaccini contro il COVID in alcuni paesi del continente africano.
- COVID-19 è una delle tante malattie infettive presenti in Africa: il continente sta affrontando infezioni di dengue, lassa, colera e morbillo. Ciò rende ancor di più necessario aumentare la copertura vaccinale contro il COVID-19 in Africa, anche tra gli operatori sanitari in prima linea.
- I Paesi ad alto reddito, oltre ad aumentare le dosi che stanno inviando in Africa, devono impegnarsi a fornire dosi utilizzabili: delle dosi che sono state invitate, specialmente attraverso il meccanismo COVAX, molte scadono mesi o addirittura settimane dopo il loro arrivo nel paese di destinazione. Ciò rende difficile per i governi e gli operatori sanitari distribuire le dosi in modo equo e mobilitare le comunità.
- Le sfide della logistica e le infrastrutture: le sfide legate alla logistica, alle infrastrutture e alla conservazione impediscono ai vaccini di “compiere l’ultimo miglio” e di arrivare alla popolazione. In molti Paesi africani, pochissime strutture sanitarie sono attrezzate per somministrare il vaccino.
- L’esitazione vaccinale è una sfida, ma non è l’unica, né l’ostacolo principale: Pur essendo una sfida non solo in Africa ma in diverse parti del mondo, l’esitazione vaccinale non è il motivo principale per cui le persone non ricevono il vaccino. Quello che riscontrano sul campo i nostri operatori è che, quando i vaccini sono disponibili, le persone si mettono in fila per riceverli. La sfida sta nell’assicurare quelle dosi e poi nel portarle più vicine alle comunità: nei luoghi in cui le persone lavorano e svolgono le loro attività.
- L’ingiustizia nella distribuzione dei vaccini accende un faro sull’ingiustizia sanitaria globale: il COVID-19 ha messo in luce ed esacerbato le disuguaglianze nell’accesso all’assistenza sanitaria e ai servizi (non solo tra, ma all’interno dei paesi). Queste disuguaglianze hanno avuto un impatto devastante sulla distribuzione dei vaccini. In tutto il continente africano (e in effetti in tutto il mondo), c’è iniquità non solo nell’accesso al vaccino, ma nell’accesso a informazioni affidabili sul vaccino.
Le 5 richieste di Amref ai Paesi più ricchi
- Porre fine alle scorte vaccinali: nei magazzini in Europa e negli Stati Uniti ci sono centinaia di milioni di vaccini che, se trasferiti nei Paesi africani o in altri Paesi a basso e medio reddito, potrebbero salvare migliaia di vite. Sia i produttori di vaccini che i Paesi con scorte supplementari di vaccini dovrebbero dare la priorità ai Paesi sprovvisti, accelerare le donazioni di dosi a COVAX, e rinnovare il loro sostegno per garantire un accesso equo ai vaccini COVID-19 in tutto il mondo.
- Limitare la somministrazione di dosi booster: in linea con la richiesta dell’Organizzazione Mondiale della Sanità per una proroga sui richiami del vaccino anti-COVID-19, i Paesi ad alto reddito dovrebbero astenersi dal distribuire dosi di richiamo e condividere invece le forniture di vaccini con i Paesi africani per consentire alle persone più vulnerabili del mondo di essere vaccinate.
- Condividere di più e più velocemente: alcuni Paesi hanno iniziato a condividere i vaccini, ma questa pratica deve essere sia incrementata che accelerata.
- Rinunciare alla proprietà intellettuale per le tecnologie sanitarie COVID-19 a livello globale: le case farmaceutiche avrebbero dovuto fare di più per condividere gli strumenti che avrebbero dato impulso alla produzione di vaccini nel continente africano, rinunciando ai diritti di proprietà intellettuale relativi sui beni COVID-19 e facilitando la diffusione delle conoscenze mediche esistenti. Fornire personale, competenze e requisiti tecnici essenziali accelererebbe notevolmente i processi di produzione nazionali e salverebbe migliaia di vite umane.
- Mai più: imparando da questa pandemia, l’Africa non dovrà mai più trovarsi in una posizione in cui è così dipendente da altri Paesi per forniture mediche salvavita. Il continente africano deve fare tutto il possibile, compresa la ratifica da parte di tutti gli Stati membri dell’Unione africana, dell’Agenzia africana per i medicinali, e mirare a essere completamente autosufficienti nel futuro prossimo.
Cos’è il COVAX
A giugno 2020 è stata lanciata l’iniziativa COVAX (COVID-19-Vaccine Global Access Facility). Si tratta di un’iniziativa globale volta a garantire un accesso equo ai vaccini anti-COVID-19. COVAX è guidato da organizzazioni sanitarie globali tra cui GAVI, l’Organizzazione mondiale della sanità e la Coalition for Epidemic Preparedness Innovations.
Quali sono le raccomandazioni per le dosi inviate all’Africa?
L’Organizzazione mondiale della sanità ha stabilito a novembre 2021 con l’Africa CDC, l’alleanza per i vaccini Gavi e altri gruppi sanitari, che i vaccini COVID-19 donati ai Paesi africani dovrebbero avere una validità minima di 10 settimane nel momento della consegna. I tempi minimi di scadenza dei vaccini donati sono al centro di ulteriori valutazioni da parte degli organismi internazionali.
Qual è il ruolo di Amref nella campagna di vaccinazione COVID in Africa?
Amref è stata selezionata da Africa CDC, l’Agenzia per la salute pubblica dell’Unione Africana, come partner nella somministrazione dei vaccini COVID-19 in 24 paesi dell’Africa orientale e meridionale.
Il ruolo di Amref, scelta attraverso un processo competitivo come partner principale dell'Africa CDC, sarà quello di creare COVID Vaccine Center – CVC (i centri di vaccinazione) in 24 paesi dell’Africa orientale e meridionale.
Stiamo lavorando fianco a fianco con Africa CDC, i governi nazionali e i partner locali per raggiungere questo obiettivo nel tempo più breve possibile.
Cos’è l’Africa CDC e qual è il suo ruolo nella campagna di vaccinazione in Africa
L’Africa CDC è l’istituzione sanitaria pubblica dell’Unione africana, incaricata di:
- rafforzare la capacità di salute pubblica degli Stati membri
- rilevare, prevenire e rispondere alle minacce per la salute in tutta l’Africa
Il suo è un ruolo essenziale nel coordinamento tra i Paesi, nella condivisione delle informazioni e delle soluzioni più efficaci.
Africa CDC è l’autorità principale che gestisce la distribuzione dei vaccini COVID-19 in tutto il continente, inclusa la supervisione delle strategie e delle partnership multi-Paese.
Cos’è un COVID Vaccine Center – CVC
Il COVID-19 Vaccine Center (CVC) è il luogo in cui i membri della comunità possono ricevere un vaccino contro il COVID-19.
La creazione e il rafforzamento di questi centri sono previsti nei piani di Africa CDC e dei governi nazionali e locali per gestire le campagne di vaccinazione nei diversi paesi africani.
I centri assumono forme molto diverse per garantire a tutte le comunità un accesso equo ai vaccini COVID-19 ovunque, indipendentemente dalla popolazione, dalla geografia o dalle condizioni socioeconomiche.
Ad esempio, in un caso potrà essere una stanza designata in una struttura sanitaria esistente come un ospedale o una clinica sanitaria, o una struttura completamente nuova costruita e dedicata alle vaccinazioni.
In alternativa, Amref sta pilotando centri mobili utilizzando container fabbricati su ruote che sono alimentati a energia solare e attrezzati per un’adeguata conservazione del vaccino.
I centri potranno essere anche temporaneamente installati in luoghi affollati come mercati all’aperto, terminal degli autobus, scuole, luoghi di culto e altro ancora.
Ciascun centro deve disporre di personale qualificato, forniture e attrezzature essenziali, strumenti per la raccolta dei dati, la segnalazione e la gestione delle emergenze.
Costruire la resilienza per il futuro
Per salvare vite umane durante questa pandemia è necessario raggiungere più velocemente possibile quante più persone possibile con i vaccini COVID-19.
Nel continente africano, i già fragili sistemi sanitari sono stati portati al limite, mettendo a rischio le persone più vulnerabili e accrescendo le disuguaglianze economiche e sociali.
Questa crisi prolungata rafforza l’importanza della copertura sanitaria universale e un’attenzione costante alla sicurezza sanitaria globale.
Sebbene l’obiettivo immediato degli interventi di Amref contro il COVID-19 sia quello di ottenere una rapida riduzione della trasmissione, dei decessi e dei danni sociali, il nostro lavoro consiste anche nello sviluppo di capacità a lungo termine in grado di rafforzare il sistema sanitario: fornitura di servizi e prodotti, logistica, risorse umane, informazioni e tecnologia, leadership e governance.
Solo rafforzando il sistema sanitario, garantiremo e proteggeremo la salute delle comunità e, allo stesso tempo, potremo affrontare crisi sanitarie, resistere agli inevitabili shock e ridurre vulnerabilità e disuguaglianze.
Perché proprio Amref?
Perché siamo esperti di Africa e di campagne vaccinali. L’azione di risposta alla pandemia portata avanti fino ad oggi è stata veloce ed efficace grazie alla profonda conoscenza del territorio, alla sinergia con le comunità e le istituzioni locali, alla consolidata esperienza sanitaria.
Aspetti che permetteranno di realizzare anche campagne vaccinali altrettanto efficaci.
Da sempre promuoviamo la vaccinazione come una delle misure di salute pubblica più efficienti ed efficaci, strategica per il controllo e l’eliminazione di pericolose malattie trasmissibili.
Ancora prima della pandemia COVID-19 si calcolava che ogni anno dai 2 ai 3 milioni di vite venissero salvate dai vaccini.
Le campagne vaccinali, in particolare quelle pediatriche e quelle per le donne in gravidanza, sono una delle azioni fondamentali dei nostri programmi sanitari, da sempre.
Abbiamo una solida esperienza, sappiamo come muoverci per conservare il vaccino e trasportarlo anche fino alle comunità delle zone più remote, sappiamo come affrontare le difficoltà logistiche ma anche come abbattere le barriere psicologiche.
Il nostro supporto, fatto di formazione, informazione e attrezzature, garantirà di vincere la sfida contro il tempo, le distanze e la paure.
Cosa pensano gli italiani del COVID in Africa?
Nella sezione “L’Africa nell'attualità: COVID e salute” dell’indagine IPSOS commissionata da Amref, emerge che 1 italiano su 4 ritiene l’Africa il continente in cui è più probabile che si sviluppi una variante del virus. Ben 7 italiani su 10 sostengono che i Paesi ricchi dovrebbero contribuire di più alla soluzione dei problemi sanitari e alla tutela della salute dei Paesi più poveri. E nello specifico per 8 italiani su 10, i Paesi ricchi dovrebbero farsi carico dell’immunizzazione dei Paesi africani.
Rispetto all’impegno dell’Italia, la quota scende al 36% che ritiene necessario un maggiore contributo; il 37% ritiene che si stia facendo abbastanza e il 27% che si stia facendo troppo sottraendo risorse ai cittadini. Le responsabilità vengono spostate sull’Europa che potrebbe fare di più per il 67% degli italiani. In merito ai brevetti secondo 7 italiani su 10, limitano la produzione dei vaccini e quindi la possibilità anche per le persone dei Paesi più poveri di ricevere la vaccinazione contro il Coronavirus. Tuttavia, 6 su 10 sostengono che i brevetti siano necessari per evitare la produzione incontrollata di vaccini e quindi i potenziali rischi per la salute pubblica.
Quali sono le conseguenze del COVID in Africa?
Gli effetti sui servizi di salute materna
Secondo la sede regionale africana dell’Organizzazione Mondiale della Salute, le interruzioni dei servizi sanitari essenziali dovute alla pandemia di COVID-19 hanno avuto un pesante impatto sulla salute delle ragazze e delle donne.
Il 40% dei Paesi africani riporta interruzioni dei servizi sanitari sessuali, riproduttivi, materni, neonatali, infantili e adolescenziali.
Conseguenze economiche del COVID-19 e come si riflettono sui gruppi vulnerabili
Si stima che l’economia globale si sia contratta di quasi il 5% nel primo anno della pandemia, aumentando di 120 milioni il numero di persone che vivono in povertà. E a differenza delle crisi economiche nei Paesi ad alto reddito, questi shock nei Paesi a basso reddito generalmente aumentano i decessi tra i gruppi vulnerabili, come i bambini e gli anziani.
Nel continente africano, sono state stimate 28.000-50.000 morti infantili in eccesso dopo la crisi finanziaria del 2009. Ciò si confronta con una cifra stimata di 82.239 per il 2020/2021, che riflette le maggiori carenze stimate del PIL causate dalla pandemia.