A meno di un anno dalla scoperta di SARS-CoV-2, è iniziata la vaccinazione per COVID-19 in vari Paesi del mondo.

Tuttavia, la lotta al Coronavirus come la preparazione al relativo vaccino, per i gruppi emarginati e vulnerabili, è più ardua.

Secondo i dati del giorno dell’OMS, 88.828.387 di casi sono stati finora confermati nel mondo dall’inizio dell’emergenza, con un aumento giornaliero di circa 0.85%. In totale, i decessi legati al COVID-19 confermati, sono 1.926.625 (Organizzazione Mondiale della Sanità).

Contagi

Nel continente africano, all’11 gennaio 2021, tutti i 54 Stati hanno registrato un totale di 3.021.769 contagi e 72.121 decessi (Africa CDC). Tra i Paesi più colpiti, il Sud Africa, che ha recentemente superato il milione di casi e conta, ad oggi, 1.231.597 casi e 33.163 decessi, seguito dal Marocco, l’Egitto, l’Algeria e la Nigeria.

Vaccini

Ad oggi, sono state vaccinate 24.052.835 persone a livello globale, e il Paese con il più alto tasso di immunizzazione COVID-19 è attualmente l’Israele. Seguono in termini di popolazione vaccinata, gli Emirati Arabi Uniti, Bahrein (5,3%), gli Stati Uniti (2,0%), la Danimarca (2,0%), il Regno Unito (1,9%), l’Islanda (1,4%) e l‘Italia (1,1%) (Our World Data).

Mentre nel continente africano campagne vaccinali non sono ancora in corso né programmate nella maggior parte dei Paesi, alcuni si stanno preparando. A Conakry, capitale della Guinea, è iniziato i primi di gennaio il processo di immunizzazione con il vaccino russo Sputnik V: da Mosca sono già arrivate due milioni di dosi del siero.

Analogamente, Il 10 gennaio, il ministero dell’Industria farmaceutica dell’Algeria ha registrato lo Sputnik.

Altri paesi come Kenya, Marocco ed Egitto hanno invece optato per una strategia diversa: negoziare con le aziende farmaceutiche per le sperimentazioni cliniche sul loro suolo. Intanto, il Presidente sudafricano Cyril Ramaphosa afferma che il Paese si è assicurato 20 milioni di dosi di vaccino per combattere il coronavirus, che saranno erogate “principalmente” nella prima metà del 2021.

Le Seychelles sono invece diventate il primo Paese africano ad iniziare un processo di immunizzazione della propria popolazione il 10 gennaio, utilizzando il vaccino cinese Sinopharm.

Tuttavia, per raggiungere l’obiettivo di vaccinare almeno il 60% della popolazione (circa 780 milioni di africani) l’Africa avrà bisogno di circa 1,5 miliardi di dosi di vaccino che, secondo le stime attuali, potrebbero costare tra gli 8 miliardi e i 16 miliardi di dollari, con costi aggiuntivi del 20-30%, per il programma di distribuzione vaccinazione.

L’OMS auspica quindi di vaccinare il 3% degli africani entro marzo 2021 e il 20% entro la fine del prossimo anno. Tra i 47 paesi che afferiscono alla regione africana dell’OMS, solo un quarto ha piani adeguati per risorse e finanziamenti.

L’OMS auspica quindi che i vaccini siano distribuiti utilizzando il meccanismo Covax, istituito insieme all’organizzazione internazionale per i vaccini Gavi, per assegnare i lotti ai paesi poveri. Covax ha accordi per sostenere 92 Paesi a basso e medio reddito, più della metà dei quali si trovano appunto in Africa.

Ha stretto accordi per procurarsi due miliardi di dosi di vaccino; l’OMS spera che le prime dosi vengano consegnate entro la fine di gennaio.

Economia

Incognite, paure e conseguenze socioeconomiche, sanitarie e psicologiche allarmanti. Il COVID-19 porta con sé tutto ciò.

All’inizio del 2020, infatti, le Nazioni Unite (ONU) hanno pubblicato un rapporto che prevedeva la continua espansione economica dell’Africa, con una crescita prevista in aumento al 3,2% nel 2020 e al 3,5% nel 2021.

Tuttavia, a causa della pandemia, si stima che la crescita nell’Africa Subsahariana sia scesa al -3,3% nel 2020, spingendo la regione nella sua prima recessione in 25 anni.

L’ONU prevede inoltre che nel 2021 saranno 235 milioni le persone bisognose di assistenza umanitaria, e associa questo aumento di circa il 40% rispetto al 2020 quasi interamente alla pandemia.

Complessivamente, infine, il Pil mondiale calerà quest’anno del 4,4%, in quella che è la maggiore contrazione annuale dalla Seconda guerra mondiale.

La fiducia dei cittadini

Infine, nonostante otto africani su 10 siano disposti a farsi iniettare il vaccino contro il COVID-19 qualora diventasse pubblicamente disponibile e ritenuto sicuro ed efficace, come risulta da un’indagine condotta in 15 Paesi africani dall’Africa CDC, ottenere scorte adeguate di vaccini non è l’unica sfida che i Paesi africani devono affrontare.

I vaccini Pfizer-BioNTech e Moderna utilizzano una tecnologia avanzata basata sull’RNA e richiedono una conservazione rispettivamente a -70 e -20 gradi. Ciò rende la loro distribuzione e stoccaggio un incubo logistico, soprattutto nei Paesi con climi tropicali o regioni isolate.

La variante sudafricana

In questo scenario, si aggiunge la preoccupazione della variante sudafricana 501.V2, identificata per la prima volta in Sudafrica a metà novembre 2020 all’interno di un programma di sorveglianza epidemiologica di routine, e confermata dalle autorità del Paese il 18 dicembre.

Come la variante inglese, 501.V2 porta la mutazione N501Y sulla proteina spike del Coronavirus, ma si differenzia per la presenza di altre alterazioni del suo codice genetico, in particolare per la mutazione E484K.

Le due varianti sono simili, dicono gli esperti, ma hanno avuto origine separatamente.Alcuni esperti, inoltre, sulla base di dati preliminari sulla diffusione della variante 501.V2, che mettono in evidenza l’associazione con un’alta carica virale, suggeriscono che possa essere più contagiosa del COVID-19.

Tuttavia, gli studi sulle caratteristiche della variante 501.V2 sono ancora in corso e i dati suggeriscono, ma non dimostrano la maggiore contagiosità del virus, in confronto a quella del COVID-19.

La comunità scientifica è inoltre fiduciosa che i nuovi vaccini contro COVID-19 siano comunque efficaci e conferiscano protezione nei confronti di diverse varianti del coronavirus, anche quella sudafricana.

Non è però da escludere che l’efficacia sia inferiore. Sono attualmente in corso gli studi per verificare se i vaccini contro COVID-19 daranno protezione anche contro i nuovi ceppi.

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