Ancora più dura da mandare giù. Quando qualche giorno fa ci è arrivata la drammatica notizia della morte per tifo e malaria di una giovane studentessa in Sud Sudan, l’amaro si è mischiato al tragico. Mentre il mondo combatte unito (più o meno) una nuova epidemia mondiale, una giovane vita viene stroncata da malattie che noi abbiamo quasi dimenticato. E ancora. Mentre nel giro di poco sembra possa arrivare un vaccino per il COVID-19, quello per la malaria tarda ad arrivare, sebbene interessanti progressi siano stati fatti. Si aggiunge amarezza se si pensa che quella ragazza sarebbe stata una delle poche a perseguire gli studi in Sud Sudan.

Sì, perché essere donna e studiare nel giovane Paese africano non è affatto scontato, anzi difficilissimo. Così quel gruppo di ragazzine dalle camice rosa, le compagne di studi, strette attorno al suo feretro, fotografano un mix di ingiustizie e una serie di domande. Su tutte una che potrebbe suonare banale, ma che rischia di non esserlo: se il mondo potesse impegnarsi per la lotta alla malaria, come sta facendo per la lotta al COVID-19, arriveremmo presto ad un vaccino?

La giovane ragazza morta per Malaria e Tifo

Noi, da questa parte di mondo, forse, ce ne siamo dimenticati. La malaria è stata endemica nell’Unione Europea fino agli anni ‘70. Oggi la quasi totalità dei casi - il 99,8% - è legata a viaggi all’estero, in zone in cui essa è endemica. Intanto però, tornando ai giorni nostri e cambiando latitudine, nel 2018 il 93% dei decessi per malaria si sono verificati in Africa (OMS). Nello stesso anno sono stati stimati 228 milioni di casi di malaria e 405.000 decessi, a livello globale. In questo scenario, i bambini di età inferiore a 5 anni hanno rappresentato il 67% (272.000) di tutti i decessi per malaria nel mondo.

Eppure negli ultimi venti anni i progressi sono stati enormi, tanto che ci si è dati l’obiettivo di ridurre i tassi di mortalità di almeno il 90% entro il 2030. Purtroppo il COVID è arrivato a minacciare anche tali passi in avanti: i suoi effetti indiretti, secondo una ricerca pubblicata dal Lancet, potrebbe far aumentare i casi di malaria fino al 36%. Al momento appunto non esiste un vaccino contro la malaria disponibile in commercio. Ci sono oltre 20 candidati vaccini in fase di valutazione. Il più avanzato (RTS, S / AS01) è in fase tre. Sperimentato in sette Paesi africani ha ridotto la malaria del 39% sui bambini di età compresa tra i 5 e i 17 anni.

Ultimo saluto delle studentesse


Per quella speranza vestita con una camicetta rosa, come le sue colleghe studentesse, non c’è stato nulla da fare però. Quando nel 2012 Amref Health Africa-Italia - in collaborazione con le autorità locali e la famiglia Ricci – diede avvio al primo istituto scientifico del Paese solo il 5% delle ragazze era iscritto a una scuola secondaria e solo lo 0,2% a istituti superiori, in particolare all'Istituto della Salute di Maridi (città in cui ha sede la scuola). Voleva dire, per quel progetto che si chiama Wish (che in inglese significa anche desiderio), garantire alle ragazze un percorso di studi che le avesse portate, un domani, a diventare ostetriche, operatrici sanitarie. Insomma, a curare il loro giovane Sud Sudan, con le loro mani e, soprattutto, le loro teste.

Oggi la tragedia fa il paio con l’amarezza, ma non spezza il nostro desiderio di riscattare – migliorando le speranze in salute – il ricordo di quella ragazza, morta per una malattia che noi abbiamo dimenticato da tempo. Per lei, per le altre camicette rosa, per il Sud Sudan e per il mondo intero.