100 milioni di dollari in cinque anni per sostenere la crescita e il rafforzamento del personale sanitario nel continente africano.

Lunedì 19 settembre durante la sessione plenaria della Clinton Global Initiative (CGI), evento a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, è stato annunciato questo storico impegno volto a costruire una squadra di professionisti sanitari, solida nelle competenze e adeguata nel numero, in grado di rispondere alle necessità di salute del continente africano.

Presenti i ministri della Salute di Malawi, Sierra Leone, Uganda e Zambia e i rappresentanti dell’Africa CDC - Centers for Disease Control and Prevention, di Amref Health Africa e di Seed Global Health che saranno impegnati nella implementazione di questa strategia pluriennale, panafricana e guidata direttamente dall’Africa.

"Stiamo facendo tesoro delle lezioni apprese dal Covid-19 e da altre epidemie che hanno colpito il continente, per dare priorità ai cinque pilastri del nuovo ordine sanitario pubblico – ha dichiarato Ahmed Ogwell Ouma, direttore ad interim dell'Africa CDC -.

Affrontare la carenza di personale sanitario è fondamentale per essere pronti per future pandemie, è inoltre necessario che i nostri sistemi sanitari siano in grado di adeguarsi tempestivamente alle nuove necessità di salute. Le partnership con organizzazioni come Seed Global Health e Amref Health Africa sono fondamentali per il successo di questo approccio".

La strategia punta a colmare la grave carenza di operatori sanitari nel continente: in Africa si registra il 25% del carico mondiale di malattie, ma il continente ha in forza solo il 3% degli operatori sanitari , ciò causa un grave impatto su centinaia di milioni di persone.

L’altro asset è il rafforzamento delle competenze: sarà garantito il sostegno all'istruzione e alla formazione di alta qualità per una serie di professionisti, dai medici specializzati agli infermieri, dagli operatori sanitari di comunità agli epidemiologi sul campo.

La strategia promuoverà l'equità di genere e garantirà il riconoscimento e la valorizzazione del lavoro  delle donne.

All’interno del piano è previsto anche un potenziamento della formazione e della ricerca svolte dall'Amref International University (AmIU) - istituto di istruzione superiore accreditato a Nairobi, in Kenya, creato e gestito da Amref Health Africa.

In particolare, si potenzierà la formazione e la ricerca in materia di politica, regolamentazione e legislazione sanitaria, per sostenere e far crescere i futuri leader africani dell'assistenza sanitaria primaria.

Questo impegno comprende una borsa di studio AmIU per un diploma in infermieristica e ostetricia, rivolto a ragazze delle zone più remote.

"Affinché la copertura sanitaria sia davvero universale, è necessario un passaggio da sistemi sanitari progettati intorno alle malattie e alle istituzioni, a quelli progettati per le persone e con le persone, come auspicato dalla 69a Assemblea Mondiale della Sanità nel 2016 – ha dichiarato Githinji Gitahi, CEO di Amref Health Africa -.

Senza questo passaggio, i sistemi sanitari diventeranno sempre più frammentati, inefficienti e insostenibili.

La risposta dell'Africa alla pandemia ha dimostrato che una buona leadership, politiche e linee guida solide e una popolazione impegnata possono portare il continente verso un mondo più sicuro e verso la copertura sanitaria universale.

Ciò richiede un completo ripensamento dei programmi di formazione del personale sanitario, riducendo l’attenzione rivolta alla medicina curativa e prediligendo un approccio più  integrato, che promuova la salute attraverso l’informazione e la prevenzione. ".

Uno studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha coinvolto 47 Paesi africani, ha rilevato che il continente ha un rapporto di 1,55 operatori sanitari (medici, infermieri e ostetriche) ogni 1000 persone.

Un dato di gran lunga inferiore alla soglia stabilita dall’OMS di 4,45 operatori sanitari per 1000 persone, necessaria per fornire servizi sanitari essenziali e raggiungere la copertura sanitaria universale.

Inoltre, il gruppo di lavoro dell'Unione Africana sulla forza lavoro sanitaria, approvato dai capi di Stato e di governo dell'UA nel febbraio 2022, valuterà le lacune della forza lavoro sanitaria rispetto alle norme dell'OMS.

"C'è un divario inaccettabile nella disponibilità di assistenza sanitaria completa e di qualità  – ha dichiarato Vanessa Kerry, CEO di Seed Global Health -.

Come è possibile che nel 2022 una donna in Sierra Leone abbia 50 volte più probabilità di morire durante il parto rispetto a una donna negli Stati Uniti? Abbiamo visto, di fronte alle pandemie, che la debolezza dei sistemi sanitari, compresi i mancati investimenti nella forza lavoro sanitaria, influisce non solo sulla salute dell'Africa, ma su quella del mondo intero.

Non esistono obiettivi troppo ambiziosi per le sfide che dobbiamo affrontare oggi: lo status quo non è più accettabile. Questo impegno è un passo importante verso la copertura sanitaria universale in Africa e richiede il sostegno  dei governi e della società civile, delle imprese e non solo… di tutti coloro che hanno l'obiettivo comune di un futuro più equo e prospero”.

L'annosa carenza di personale sanitario in Africa deriva da diversi fattori, tra cui l'inadeguata capacità di formazione, la rapida crescita demografica, la migrazione, la debolezza della governance del personale sanitario, i cambiamenti di carriera e la scarsa fidelizzazione del personale sanitario.

Si prevede che entro il 2030 mancheranno 6,1 milioni di operatori sanitari in Africa, con un aumento del 45% rispetto al 2013.