Quando si parla di cambiamento climatico non ci si riferisce solo alle emissioni di CO2, ma all'intero ecosistema che sta cambiando e che rischia di mettere in pericolo la sopravvivenza stessa dell’uomo.

Per questo è necessario pensare a soluzioni che mettano l'uomo al centro delle decisioni sul clima, perché vincere questa sfida significa migliorare la nostra vita.

Githinji Gitahi, CEO Global di Amref Health Africa affronta in un’intervista alcune delle sfide per il Kenya e per l’Africa.

Come il cambiamento climatico sta influenzando la sicurezza alimentare in Kenya?

I primi 1000 giorni di un bambino sono il periodo più delicato e importante, ma il 18% dei bambini in Kenya ha ritardo nella crescita.

Nelle contee più colpite dalla siccità si registrano numeri in rapido aumento.

È necessario che il Governo agisca subito e che si dia come obiettivo nazionale sconfiggere la malnutrizione.

Ma per farlo deve schierarsi in prima linea nella lotta contro il cambiamento climatico.

Come possiamo rendere la discussione sul clima più efficace e inclusiva?

Affinché la lotta contro il cambiamento climatico abbia senso, dovrebbe essere pensata e progettata mettendo al centro i bisogni umani, perché tutto ciò di cui si parla ha lo scopo di migliorare la nostra vita.

È vero, la COP27 ha scritto piani e preso decisioni utili a ridurre le emissioni di CO2, ma non ha dato risposte che possono aiutare a migliorare la nostra condizione.

Per correggere questa rotta, alla COP28 un’intera giornata sarà dedicata all’impatto che la crisi climatica sta avendo sull’uomo e alle soluzioni che sono necessarie per mitigarlo.

Questo significa proteggere le nostre foreste, aumentare la produzione alimentare e prevenire l’insorgere delle malattie causate dai cambiamenti climatici.

Il presidente del Kenya, William Ruto, si è impegnato per il ripristino delle foreste, ma pochi kenyani comprendono i benefici di questa azione.

La copertura forestale del Kenya continua a migliorare, anche se abbiamo ancora molta strada da fare.

Il presidente William Ruto ha dichiarato di voler piantare 15 miliardi di alberi entro il 2032, ma i nostri concittadini non vedono e non comprendono i benefici diretti di questa scelta.

Affinché gli agricoltori non piantino alberi solo per trarne profitto (attraverso l’abbattimento e la vendita della legna), è necessario trovare delle forme di compensazione che rendano questa scelta sostenibile.

Diversi paesi africani, attraverso le loro attività di esplorazione, hanno appena scoperto il petrolio e stanno procedendo con le trivellazioni. Come possiamo convincerli a passare alle energie verdi?

Nigeria, Kenya, Tanzania e Uganda, solo per citarne alcuni, hanno avviato progetti per sfruttare il petrolio presente nel loro sottosuolo.

I profitti che deriverebbero dalle estrazioni sono visti come una garanzia di prosperità e di futuro.

D'altro canto, sappiamo che l'ecosistema mondiale è stato distrutto dai combustibili fossili.

Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una scelta difficile: come può il mondo occidentale, che ha tratto vantaggio dai combustibili fossili, convincere le democrazie africane a non estrarre petrolio? Questo è l'elefante nella stanza.

Sono necessarie compensazioni economiche adeguate da parte di coloro che emettono la maggior quantità di CO2 per rendere sostenibili scelte simili.

Le emissioni dovrebbero essere tassate in base alla quantità prodotta per fare in modo che chi crea più inquinamento paghi di più.

Con il cambiamento climatico in atto, ci troveremo ad affrontare nuove malattie. Come ci prepariamo all'inevitabile?

Un rapporto dell'OMS mostra che le emergenze legate al clima continuano ad aumentare e i governi di tutto il mondo devono essere preparati per affrontarle.

Il Kenya non lo è, poiché il governo continua a operare in modo simile a prima dell'avvento del Covid-19.

Dobbiamo avere sistemi di allerta precoce e i ministeri della Salute e dell'Agricoltura e il dipartimento meteorologico devono collaborare.

Amref oggi è in prima linea nelle conversazioni sulla salute e sulla sicurezza alimentare, ma invitiamo il governo e i decisori politici a rimboccarsi le maniche e a fare in modo che questa conversazione non si esaurisca solo a livello di politica e conferenze internazionali, ma che abbia un volto umano e un impatto concreto su tutta la popolazione.