C’è una scuola a sud-ovest del Sud Sudan, un istituto che prepara gli operatori sanitari del più giovane Paese africano.

Una scuola di salute” - Maridi Health Sciences Institute - ma anche una “scuola di pace”, perché se fuori dalle recinzioni, lungo tutto il Paese le tensioni tra gruppi etnici è forte, lì, quel “conflitto” si placa.

In quella scuola si studia medicina clinica e ostetricia, ma si impara anche la convivenza e la pace.

In Sud Sudan sono oltre 60 i gruppi etnici, ma nell’Istituto una missione unisce tutti: migliorare i drammatici indicatori di salute del proprio Paese.

Lo sa bene Hellen, ostetrica tirocinante, di 25 anni.

L’indicatore da combattere giorno e notte per lei è questo: la mortalità materna, 1.150 decessi ogni 100.000 nati vivi.

Un dato straziante se paragonato alla media europea - su cui si attesta anche l'Italia - 9 casi su 100mila.

Purtroppo non sono solo dati ed Hellen lo sa, “qualche mese fa una donna incinta e priva di sensi è stata trasportata nel reparto travaglio. Aveva iniziato il travaglio da diverse ore a casa”.

Hellen e le altre ostetriche hanno lottato freneticamente per salvarle la vita, ma né la mamma né il bambino si sono salvati “tutto questo mi ha spezzato il cuore”.

Ribadisce con forza Hellen “la maggior parte delle donne che vive in comunità rurali isolate spesso non è in grado di raggiungere in tempo un centro sanitario quando hanno delle complicazioni”, questo causa l’alto numero di morti post-parto.

Hellen è cresciuta in Sud Sudan, ma ha fatto esperienza anche della migrazione, in Uganda, a causa del conflitto nel suo Paese.

Poi è tornata. Oggi, oltre a studiare, lavora come levatrice presso il più grande ospedale pubblico della zona.

La 25enne ha davanti agli occhi l’esempio delle donne della sua comunità, fonte di ispirazione, perché “protagoniste del cambiamento”.

"La conoscenza è uno strumento molto potente", afferma Hellen "nella mia comunità le persone non fanno la cosa giusta perché non hanno le conoscenze per prendere la decisione giusta".

Hellen visita le madri a casa loro durante la gravidanza e continua a seguirle per alcune settimane dopo il parto.

L’opera di Hellen e di numerosi operatori e operatrici di comunità formati da Amref contribuisce a ridurre le infezioni, identificare in tempo eventuali complicazioni, formare le neomamme e dare potere alle donne.

Negli anni sono passati scontri per il potere e guerre civili – commenta Guglielmo Micucci Direttore di Amref Italia, da poco tornato dal Sud Sudan – ma quell’Istituto è sempre stato presente. Lì dal 1998.

Oggi un po’ in affanno, come anche Hellen ci raccontava. La mancanza di fondi ha visto diminuire in maniera esorbitante il numero di giovani in formazione.

Questo non fa che indebolire il potere della conoscenza, che può cambiare le cose secondo Hellen.

Meno operatori si avranno e meno capillarità nelle comunità avremo. Questo vuol dire perdita di vite umane. Non possiamo permettercelo. Lo dobbiamo ad Hellen e al più giovane Paese dell'Africa".