Mentre gli shock legati al clima e all'acqua si stanno intensificando a livello globale, in nessun'altra parte del mondo i rischi si aggravano così seriamente come nel continente africano

Secondo le stime dell’Oms (2022)  nell’ Africa Subsahariana, i cittadini  impiegano in media 30 minuti al giorno per accedere all'acqua, circa 400 milioni di persone non hanno accesso ai servizi idrici essenziali .


I livelli delle acque sotterranee si stanno abbassando, tanto da costringere alcune comunità a scavare pozzi profondi il doppio rispetto a un decennio fa (UN Water Development Report 2023).

Cinque stagioni consecutive di precipitazioni inferiori alla media nel Corno d'Africa hanno creato la peggiore siccità degli ultimi 40 anni. Oltre 9,5 milioni di capi di bestiame sono morti e 120 milioni di litri di latte sono andati perduti insieme alla quasi totalità dei raccolti, causando una drastica riduzione dell'offerta di cibo e una pressione al rialzo sui prezzi dei prodotti alimentari.

In questa regione, dove l’agricoltura e l’allevamento rappresentano fonti primarie di sussistenza per la maggior parte della popolazione, oltre 20 milioni di persone rischiano di morire di fame (6 milioni sono bambini sotto i cinque anni considerati gravemente malnutriti) a causa della siccità.

Nel villaggio di Salo Ali nel Nord del  Kenya, l'unico pozzo e principale fonte d'acqua, si sta prosciugando.

Salo deve aspettare per ore che l'acqua si infiltri tra le rocce prima di ottenere la quantità che le serve a casa.
“A volte vado lì e resto tutta la notte, per poi tornare con non più di un litro d’acqua" racconta Salo “di notte fa freddo e abbiamo paura che i nostri bambini sulle spalle si ammalino di polmonite".

Non serve solo acqua, ma anche acqua sicura.

In molte zone dell’Africa le precipitazioni sono diventate più irregolari e intense, portando a inondazioni che contaminano le riserve idriche. Anche le alte temperature - che accelerano la riproduzione di virus e batteri- aumentano di 1,5 volte più velocemente della media globale in alcune parti dell'Africa occidentale e centrale.

Il Malawi è alle prese con la peggiore epidemia di colera della storia (55.000 casi confermati, oltre 1600 decessi), nata proprio dal proliferare del virus durante la scorsa stagione delle piogge.

L’11 marzo 2023 un nuovo, devastante ciclone “Freddy” ha colpito la regione meridionale del Paese già martoriato dall’epidemia e da  piogge torrenziali e inondazioni, causando lo sfollamento di oltre 20.000 persone.

“Il rischio di infezione da colera è estremamente legato sia alla variabilità climatica che alle condizioni meteorologiche estreme” racconta Hester Nyasulu Country Director di Amref Malawi “Questi eventi catastrofici danneggiano gravemente le infrastrutture idriche ed igienico-sanitarie (Wash) interrompendo l'accesso all'acqua pulita o ai servizi, creando così condizioni favorevoli alla trasmissione del virus.”

Come sostiene Guglielmo Micucci, Direttore di Amref Italia “Lo stress idrico ed i cambiamenti climatici sono due facce della stessa medaglia e per affrontarle è necessaria un'azione concreta da parte di tutti.”

“La situazione è disastrosa" aggiunge Micucci "e c'è urgenza che istituzioni internazionali ed organizzazioni non governative intervengano.

Come Amref lavoriamo nel continente africano attraverso programmi che si basano proprio sul riconoscimento che la salute umana, la salute animale e la salute dell’ambiente sono legate indissolubilmente.”