"Di storie, il Papa, in questi giorni, ne ha ascoltate molte. Alcune terribili. Allora io vorrei partire proprio da una storia. Da Hellen e da una scuola speciale a sud-ovest del Sud Sudan, un istituto che prepara gli operatori sanitari del più giovane Paese africano. Una scuola di salute, il Maridi Health Sciences Institute, ma anche una scuola di pace”. Guglielmo Micucci – Direttore di Amref Italia - affida ad una storia e ad alcuni dati del Paese, il suo commento in vista dell’arrivo di Papa Francesco in Sud Sudan, atteso per venerdì 3 febbraio.

"Ancora una volta il Papa riesce a squarciare il buio che c'è sul Continente africano, accendendo la luce in particolare su alcuni Paesi, spesso dimenticati” continua Micucci “le parole che ha usato già in Repubblica Democratica del Congo, come "colonialismo" e "neocolonialismo", danno respiro ad un Continente sicuramente in affanno, ma dove ci sono energie di cui poco parliamo”.

Dalle ricerche di Amref - da tre anni a questa parte con Africa Mediata, a cura dell’Osservatorio di Pavia – si nota la marginalità del continente africano nei media italiani. Quando se ne parla al primo posto ci sono i temi di guerra e terrorismo.

Per l'opinione pubblica italiana si conferma al primo posto l’associazione tra Africa e povertà (per quasi 8 italiani su 10), poi le migrazioni (quasi 6 su 10), la natura (1 su 2). Seguono: malattie, guerra, colonialismo (dati di una ricerca di Ipsos per Amref - 2021). “Da anni” afferma Micucci “proviamo a dire che l'Africa non è povera ma impoverita, che non è terza - riferendosi all'espressione “terzo mondo” - a nessuno”.

Come abbiamo scritto al Papa “è lungo il cammino di difesa e di ricostruzione della dignità dell'Africa. VederLa percorrere quella strada ci rinfranca". Le strade del Sud Sudan sono impervie: anni di guerra civile; il quarto Paese più povero al mondo, in base all'indice di sviluppo umano; 8,3 milioni di persone, su oltre 12,6 milioni di abitanti, sta affrontando una grave insicurezza alimentare.

“Fragilissimo ma ricco di giovani che vogliono cambiare la storia del loro Paese. Su loro si accendano i riflettori”. Micucci richiama la storia con cui vorrebbe salutare l'arrivo del Papa in Sud Sudan "Presso il Maridi Health Sciences Institute si studia medicina clinica e ostetricia, ma si impara anche la convivenza e la pace. In Sud Sudan sono oltre 60 i gruppi etnici, ma nell’Istituto una missione unisce tutti: migliorare i drammatici indicatori di salute del proprio Paese".

Se fuori dalle recinzioni, lungo tutto il Paese, le tensioni tra gruppi etnici sono forti, lì, quel “conflitto” si placa. Lì opera Hellen e nel suo racconto si snoda una delle sfide più grandi del Paese. “Una sfida di civiltà – afferma Micucci - che ha a che fare col nascere. Un momento che tutti quanti noi conosciamo, ad ogni latitudine".

“Da quella scuola nasce la storia di Hellen che – racconta Micucci – un operatore locale ci ha riportato proprio a novembre, in occasione dei 50 anni della nostra presenza nella regione”. Hellen ha 25 anni, sudsudanese, costretta a fuggire in Uganda durante la guerra civile (2013-2020). Sta studiando per diventare ostetrica, intanto lavora in un grande ospedale pubblico, dove ha visto morire madri e bambini, troppo facilmente, come ci racconta anche in un video.

Con tutte le forze che ha, si occupa di andare villaggio per villaggio, ad assistere le donne incinte, “perché” afferma Guglielmo Micucci “Hellen crede fermamente nel potere che garantisce la conoscenza. Una madre consapevole ha più chance di non morire di parto, in un Paese dove la mortalità materna è di 1.150 decessi ogni 100.000 nati vivi. Hellen con il suo lavoro, come tutti gli operatori formati in quella scuola, sta provando a cambiare quei drammatici indicatori di salute. E allora è ad Hellen che il mondo guardi. Per darle manforte e per accrescere quel potere della conoscenza che si fa rete capillare, per salvare vite umane che - troppo spesso dimentichiamo - hanno uno stesso identico valore”.