Intervista al Dr. Stephen Jada in occasione della Giornata Mondiale delle Malattie tropicali Neglette (NTDs)

Quando ho incontrato un padre con cinque figli affetti da epilessia, ho capito che non si trattava solo di ricerca, ma di portare la voce di queste persone al mondo intero.” Così il Dott. Stephen Jada, medico e ricercatore, racconta uno dei momenti più significativi del suo lavoro nel Sud Sudan. La sua missione è combattere le malattie tropicali neglette (NTDs), affrontando la povertà e le disuguaglianze che le alimentano.

Il Dr. Stephen Jada, medico e ricercatore, ha dedicato la sua carriera alla lotta contro le malattie tropicali neglette (NTDs). Dopo aver iniziato come clinico, ha orientato la sua attività verso la salute pubblica e la ricerca, concentrandosi sull’oncocercosi e le sue comorbidità, come l'epilessia e il nodding syndrome. Nel 2023, è stato coautore di uno studio pubblicato su The Lancet, che ha monitorato per due anni gli effetti dei trattamenti sull'oncocercosi, dimostrando come prevenire l'epilessia e la nodding syndrome. Inoltre, nel 2024 ha difeso la sua tesi di dottorato presso l’Università di Anversa, un approfondito studio epidemiologico, sociale ed entomologico sull’epilessia associata all’oncocercosi.

Cosa sono le malattie tropicali neglette e quanto sono diffuse?

Le NTDs sono un gruppo di malattie causate da parassiti, batteri, virus e funghi, che colpiscono oltre un miliardo di persone nel mondo. Si concentrano nelle aree tropicali e colpiscono prevalentemente comunità impoverite. Nel Sud Sudan, ospitiamo 19 delle 20 malattie neglette conosciute a livello globale. Molte di queste sono legate alla mancanza di acqua potabile, servizi sanitari e istruzione.

Come è iniziata la sua collaborazione con l’Università di Anversa?

Nel 2019 ho incontrato il Professor Robert Colebunders durante una visita sul campo. Da lì è nata una collaborazione che ha portato alla mappatura dell’epilessia associata all’oncocercosi in tre contee del Sud Sudan. Questo lavoro ha suscitato interesse internazionale e ha gettato le basi per ulteriori ricerche.

Quali risultati ha ottenuto con le sue ricerche?

Abbiamo dimostrato che interventi semplici, come il trattamento di massa con ivermectina, possono prevenire l’epilessia associata all’oncocercosi. Grazie a questi dati, il Ministero della Salute del Sud Sudan ha intensificato i trattamenti, passando da una somministrazione annuale a due. Questo ha già portato a una riduzione dei nuovi casi.

Nel 2024 ha discusso la sua tesi di dottorato all’Università di Anversa, nel cuore dell’Europa,, cosa ha significato questo momento?

Quando ho iniziato la mia ricerca, pensavo fosse un piccolo progetto, limitato alla mappatura dell’epilessia associata all’oncocercosi. Col tempo, però, abbiamo capito il potenziale di attirare l’attenzione internazionale. Il primo contatto con l’Università di Anversa risale al 2019, con il Professor Robert Colebunders, e da lì, nel 2020, abbiamo avviato una collaborazione formale che ha portato, quest’anno, alla discussione della mia tesi di dottorato proprio ad Anversa.

In questa occasione, però, non pensavo solo ai dati. Ogni parola, ogni dato, mappa o immagine portava con sé le storie ed  il loro grido di aiuto, come se fosse finalmente la loro occasione per essere ascoltati e visti ed io fossi la loro voce. Molti dei presenti non erano mai stati in Sud Sudan, ma durante la presentazione ho percepito che capivano la gravità della situazione e il bisogno urgente di agire. È stata un’esperienza potente, che ha dato valore non solo alla ricerca, ma anche alla resilienza delle comunità dimenticate.

Può raccontarci un momento significativo del suo lavoro sul campo?

Un giorno ho visitato la casa di un nostro guardiano che lavora per Amref. Cinque dei suoi sette figli erano affetti da epilessia, e uno di loro è morto durante le nostre ricerche. Nonostante questo, lui continuava a collaborare con noi, mostrando una forza incredibile. La sua resilienza mi ha ispirato a continuare questa lotta. Un altro episodio indimenticabile è stato l’incontro con una madre che aveva perso due figli a causa del nodding syndrome. Nonostante il dolore, mi ha raccontato come avesse iniziato a sensibilizzare il suo villaggio sull’importanza dei trattamenti preventivi. Queste storie sono la testimonianza vivente dell’importanza di portare speranza in queste comunità dimenticate.

Perché è importante che anche i paesi del Nord globale si interessino a queste malattie?

Le NTDs non sono solo un problema del Sud del mondo. Investire nella loro eliminazione migliora la salute pubblica globale, riduce le disuguaglianze e promuove lo sviluppo economico. Inoltre, può limitare le migrazioni forzate e rafforzare la stabilità internazionale.

Cosa significa per lei aver pubblicato un articolo su Lancet?

È stato un traguardo importante. Abbiamo monitorato per due anni gli effetti del trattamento di massa sull’oncocercosi e dimostrato che è possibile prevenire l’epilessia e il nodding syndrome. Questo ha portato a nuove politiche sanitarie e a una maggiore consapevolezza sull’importanza degli interventi preventivi.

Quali sono le sfide future nella lotta contro le NTDs?

Oltre a prevenire nuovi casi, dobbiamo garantire cure a lungo termine a chi è già affetto. I finanziamenti per i trattamenti cronici sono scarsi, e questo limita le possibilità di aiutare le persone già colpite da epilessia o nodding syndrome. La lotta contro le malattie tropicali neglette richiede il contributo di tutti. Dobbiamo unire le forze per migliorare la salute, ridurre le disuguaglianze e dare speranza a milioni di persone che vivono in condizioni di estrema povertà.