Commozione tra gli anziani che ricevono le prime dosi, lavoro senza sosta nei laboratori e fasce totalmente escluse.

Da marzo 2020, il mondo sta affrontando la sfida sanitaria più impegnativa degli ultimi decenni: il COVID-19. Il governo keniota ha annunciato da poco l’acquisto di nove milioni di dosi di vaccini, e con la testimonianza e le immagini di Leonardo Mangia, giovane fotoreporter che, dopo aver documentato lo scoppio della pandemia in Kenya, lo scorso anno, ha deciso di tornare lì, con la speranza di documentarne la fine, raccontiamo lo sviluppo della nuova campagna di vaccinazione di Amref, sul territorio nazionale.

Amref Health Africa è uno dei partner ufficiali del Governo del Kenya per la distruzione e somministrazione dei vaccini contro il COVID-19. Il vaccino a disposizione è l’AstraZeneca. Grazie a questa partnership, dalla seconda metà di marzo 2021, Amref ha iniziato la campagna di vaccinazione sul territorio nazionale, concentrandosi sull’immunizzazione del personale sanitario impegnato in prima linea e delle persone anziane e fragili, con età superiore a 58 anni, senza distinzione di nazionalità o sesso. A distanza di circa un mese dall’inizio del programma vaccinale, la Fase 1 prevista dal governo è quasi terminata, in quanto non sono molte le dosi rimaste a disposizione, delle 1.02 milioni di inizio marzo. A breve è previsto l’inizio della Fase 2, in quanto il governo ha annunciato l’acquisto di 9 milioni di dosi che serviranno a coprire tutte le seconde somministrazioni, immunizzare tutto il personale sanitario presente in Kenya ed estendere il piano vaccinale anche agli under 50.

Per fronteggiare la pandemia, Amref Health Africa ha istituito un centro per i test molecolari antigienici (PCR) per il rilevamento del COVID-19 nel suo Medical Centre di Nairobi. Per facilitare la fruibilità del servizio e migliorare la mappatura dei contagi, Amref ha garantito un costo del test inferiore di più del 25% rispetto a quello delle cliniche pubbliche e private presenti della capitale.

Dopo aver trascorso mesi oberati di lavoro, con centinaia di campioni da processare quotidianamente, il personale del laboratorio ha confermato che gli effetti del lockdown e l’anticipo del coprifuoco stanno producendo i primi risultati.

Leonardo Mangia, fotografo e collaboratore di Amref-Italia in Kenya, è attualmente impegnato in prima linea nella documentazione dell’evoluzione della pandemia in Kenya, e ha quindi avuto modo di constatare e testimoniare direttamente gli effetti di questa terza ondata.

“In questi due mesi si è passati da una situazione di quasi totale disinteresse da parte della popolazione verso il virus, ad un lockdown rigido in tutta l’area metropolitana di Nairobi” ha dichiarato Leonardo.

“Le foto, così come le mie esperienze quotidiane, mostrano una stretta correlazione tra l’aggravamento del numero di casi di coronavirus e l’aumento della mole di lavoro del personale di Amref e la ripresa di coscienza da parte dei cittadini delle precauzioni per difendersi dal virus.

“A distanza di un anno dall’inizio della pandemia, alcune fasce della popolazione rimangono quasi del tutto escluse dalle campagne di prevenzione. Negli slum di Nairobi, per esempio, quasi nessuno può ancora permettersi l’acquisto di mascherine e non ha accesso ad acqua corrente, sapone e disinfettanti.

Nonostante si debba fare i conti con scetticismi e campagne di disinformazione, soprattutto sui social, la campagna vaccinale sta riscontrando un buon successo, come testimoniano le lunghe code di persone in attesa della prima dose. La vista di molti anziani commossi dopo la prima iniezione e gli infiniti ringraziamenti verso le infermiere e il personale sanitario lasciano sicuramente ben sperare per un continuo e graduale miglioramento della situazione anche qui in Kenya, così come nel resto del mondo”.

Per Leonardo, non è la prima volta in Kenya. È partito dall’Italia a marzo dello scorso anno, quando l’epidemia aveva iniziato a diffondersi, ma era ancora possibile lasciare il Paese per comprovati motivi lavorativi. Attraversando il gate mai si sarebbe immaginato come sarebbero stati i mesi successivi per lui e per il resto del mondo.

Tuttavia, quasi contemporaneamente al suo arrivo, il 13 marzo, il governo keniota ha annunciato il primo caso di COVID-19 e le prime misure preventive, tra cui la quarantena per i nuovi arrivi. “Ho passato quei 14 giorni quasi completamente da solo, in un continente a me sconosciuto e in una zona tra le più rurali del Pianeta”, ha dichiarato Leonardo nella sua prima testimonianza. “Nonostante le difficoltà, quei giorni sono trascorsi abbastanza velocemente. Impiegavo il tempo cercando di acquisire più informarmi possibili sulla zona in cui mi trovavo, conoscere i luoghi, i cibi e le tradizioni…”.

Dopo questa prima esperienza, e dopo aver documentato lo scoppio della pandemia, Leonardo ha deciso di tornare in Kenya, con la speranza di documentarne la fine.