“Contrastare con efficacia il cambiamento climatico è la base per avere un futuro di sviluppo e di benessere, che riguardi i nostri giovani e le future generazioni” ha esortato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in visita ufficiale in Kenya, durante il suo discorso a seguito dell’incontro con il Presidente William Ruto. 

Il Kenya, dove Amref è presente dal 1957, è la nostra casa. Qui abbiamo la nostra sede centrale e siamo impegnati in progetti che ci vedono protagonisti della lotta ai cambiamenti climatici e alle conseguenze che questi hanno sulla vita delle popolazioni più vulnerabili.

Come Amref Italia, siamo onorati che la più alta carica dello Stato Italiano affronti la centralità di un argomento così importante, proprio nel Paese che ci ospita da oltre sessant’anni. 

5 domande e risposte su clima e Africa

1. Quanto contribuisce il continente africano alle emissioni di gas serra?

Il cambiamento climatico colpisce tutti Paesi del mondo. Tuttavia, l’impatto è maggiore nelle popolazioni che meno contribuiscono a causarlo e meno sono equipaggiate per affrontarlo.

In Africa le temperature medie sono cresciute tra 0,2 e 0,5 gradi ogni decennio a partire dal 1950 rispetto alla media globale di 0,1 e 0,3 gradi.

Pur rappresentando circa il 18% della popolazione mondiale, il continente Africano contribuisce solo per il 2-3% delle emissioni globali di gas serra, subendo gli effetti del cambiamento climatico in maniera estremamente sproporzionata (United Nations, 2022).

2. Quali sono le conseguenze del cambiamento climatico in Africa?

In base alle stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), nei Paesi a basso reddito ogni anno circa 150 mila morti sono dovuti al cambiamento climatico e alle sue dirette conseguenze: raccolti fallimentari, aumento di malattie diarroiche, crescita dei casi di malaria e zoonosi, alluvioni e disastri ambientali.

L’aumento della domanda di acqua, combinato con forniture limitate e imprevedibili, minaccia di aggravare i conflitti e gli sfollamenti:
il WMOWorld meteorological organization – stima che lo stress idrico colpisca circa 250 milioni di africani e prevede fino a 700 milioni di sfollati entro il 2030.

Se entro il 2030 non verranno adottate misure volte a mitigare gli effetti del cambiamento climatico e a permettere alle popolazioni di adattarsi, fino a 118 milioni di poveri saranno esposti a siccità, inondazioni e caldo estremo nel continente Africano.

Cinque stagioni consecutive di precipitazioni inferiori alla media hanno portato a una siccità catastrofica nel Corno d’Africa, dove più di 20 milioni di persone rischiano di morire di fame: 6 milioni sono bambini sotto i cinque anni, considerati gravemente malnutriti.

La siccità ha causato la morte di oltre 9,5 milioni di capi di bestiame, su cui le famiglie di pastori fanno affidamento per il sostentamento e la sussistenza in tutta la regione.

3. Cosa pensano gli italiani sul legame tra clima e salute?

La rapida diffusione a livello globale del virus da Covid19 ha contribuito a diffondere la consapevolezza della vulnerabilità ad eventi di origine apparentemente lontana dalle proprie realtà e dai propri confini.

Secondo i dati raccolti da Amref nell’indagine "Africa e salute: l'opinione degli italiani" condotta da Ipsos (2022), la quasi totalità degli intervistati concorda nel ritenere il cambiamento climatico un’emergenza per la salute globale, e che ad esserne più gravemente colpiti dalle conseguenze (soprattutto derivanti dall’azione umana) siano i Paesi a basso reddito.

4. Che cos’è e perchè è importante l’approccio One Health?

L'approccio integrato One Health è  basato sullo stretto legame tra la salute umana, quella animale e quella dell’ambiente in cui vivono. 

Propone una collaborazione intersettoriale e multidisciplinare e si delinea come l’approccio ‘ideale’ per raggiungere lo sviluppo sostenibile e affrontare i problemi che caratterizzano il ventunesimo secolo, quali la sovrappopolazione mondiale, i cambiamenti climatici e la perdita di biodiversità, l’insorgenza di nuove malattie infettive e il rischio di pandemie a livello globale.

L’approccio multisettoriale e transdisciplinare proposto dalla One Health può supportare singoli Paesi e comunità internazionali ad analizzare il problema in maniera sistemica e a trovare strategie efficaci e sostenibili nel tempo.

Equipe multidisciplinari, per esempio, possono facilitare l’analisi e il monitoraggio dei rischi ambientali e climatici sulla salute, e agevolare la definizione di politiche e azioni integrate per promuovere la salute di uomini, animali ed ecosistemi.


5. Qual è il ruolo dell’Europa e della comunità internazionale?

E’ necessaria una presa di responsabilità e un’azione collettiva per creare un pianeta equo e prospero per tutti.

Dobbiamo partecipare alla formazione delle politiche e alla loro attuazione a livello sociale e individuale.

Si stima che nei prossimi otto anni l'Africa avrà bisogno di investimenti per oltre 3.000 miliardi di dollari per attuare efficacemente le politiche, gli obiettivi e le misure che i governi intendono impiegare come contributo all'azione globale per il clima.

E’ fondamentale la collaborazione regionale e globale e il sostegno dei partner per attuare strategie di riduzione delle emissioni di gas serra e ritenere i Paesi più ricchi del mondo responsabili del loro contributo al cambiamento climatico.

Investimenti in soluzioni resistenti al clima come l'energia verde, una solida sorveglianza delle malattie e meccanismi di allerta precoce che andranno a beneficio del pianeta e di tutti i  sistemi sanitari.