In occasione della Giornata Mondiale della Terra, istituita nel 1970 per la conservazione delle risorse del pianeta, la ONG sanitaria più grande dell'Africa e l'azienda vinicola vicentina Cielo e Terra rilanciano il loro impegno a favore dell'accesso acqua. Dietro al cortometraggio Qualcosa si è rotto, narrato dalla voce di Fiorella Mannoia, che Amref ha dedicato all'acqua, c'è infatti il sostegno di questa longeva e importante azienda vinicola. A Vinitaly 2019 scocca la scintilla del Kenya e dell'accesso all'acqua in favore dell'Africa, e oggi abbiamo intervistato Pierpaolo Cielo, vicepresidente di Cielo e Terra, per saperne di più.

Cos'è Cielo e Terra?

Cielo e Terra vuole essere protagonista nella sostenibilità di filiera. È produttrice di vini di valore, dal consumo quotidiano alle occasioni speciali. È nata nel 1908 dal piccolo vigneto della famiglia Cielo nelle campagne di Vicenza, vicino ai Castelli di Romeo e Giulietta. Nel 1999 si è unita a una cooperativa locale: Le Cantine dei Colli Berici. La cooperativa ha ora più di 3000 ettari e più di 2000 viticoltori. Si sono uniti i valori familiari a quelli di una cooperativa. Tuttavia, nonostante le differenze, il legame al territorio le accomuna, e le due mentalità vanno d'accordo, non ci sono contrasti e si cresce insieme per valorizzare la filiera locale nel lungo termine.

Com'è nato l'interesse nei confronti del terzo settore?

Sono circa 10 anni che collaboriamo con progetti legati al mondo della sostenibilità e del terzo settore. In questo arco di tempo abbiamo contribuito, per esempio, alla costruzione di oltre 30 pozzi in Sierra Leone, per un totale di 30 milioni di litri d'acqua, e alle operazioni di assistenza in Messico, Colombia e Cambogia. Inoltre, negli ultimi anni siamo cresciuti molto nei mercati esteri, passando dal 5% all'80%. Per merito di questa espansione, abbiamo avuto la possibilità di conoscere ulteriormente realtà molto distanti dalla nostra. Grazie a questo percorso nel 2019 abbiamo conosciuto Flavio, un cliente keniota. È stato lui il primo a proporre di fare qualcosa all'interno del suo Paese, il Kenya. E dato che siamo sempre stati interessati al discorso e alle problematiche legate all'acqua abbiamo deciso di partecipare ad uno dei progetti idrici di Amref Health Africa, così da poter abbinare il profit al non-profit.

Perché siete così legati alle problematiche legate all'acqua?

Partiamo dal presupposto che per fare un litro di vino ci vogliono più di 600 litri di acqua. Per questo motivo a noi piace pensare a un discorso di compensazione. Vorremmo pareggiare l'acqua utilizzata da noi con progetti che possano offrirne almeno altrettanta, laddove è più scarsa.

Per questo vi siete interessati al progetto di Amref?

Sì, e per questo siamo partiti per il Kenya con Amref. Abbiamo visto luoghi meravigliosi e abbiamo partecipato ad un progetto utile, ponderato e ad ampio respiro, per cui siamo contenti. Noi ci crediamo. E questo viaggio è servito anche a capire meglio cosa c'è in Africa. Oltre ai progetti idrici abbiamo visitato dei progetti per l'empowerment femminile e contro le mutilazioni genitali femminili (FGM).

Cosa avete fatto durante il vostro viaggio?

Come prima cosa, siamo andati a vedere un pozzo. Non era un semplice pozzo, perché faceva da piattaforma per collegare, con dei tubi, la zona circostante. In quella circostanza abbiamo conosciuto molte persone locali, tra cui la responsabile del progetto, e ognuno di loro si è alzato, a turno, per dire qualche parola gentile. È stato molto bello: per noi è stato un modo di sentirci veramente parte di un progetto e quindi di condividerlo a fondo. La condivisione del pozzo e il coinvolgimento della comunità intorno a quel bene, così prezioso, è quello che più mi ha colpito nell'incontro con le comunità africane.

In seguito, siamo andati a vedere una cerimonia alternativa, ovvero una cerimonia organizzata in alternativa alla circoncisione. È stato fantastico. Ci siamo resi conto di quanto lavoro c'è dietro a progetto simile, e di quante ragazze siano state salvate da una pratica così crudele. Un lavoro incredibile.

Dopodiché ci hanno accompagnati a visitare un villaggio Masai, in occasione della laurea di una ragazza del villaggio. È stato bello realizzare che, grazie al supporto delle ONG e alla determinazione delle persone del luogo, molte ragazze possano ampliare le loro opportunità nella vita. Inoltre, siamo venuti a conoscenza del fatto che migliaia di persone lavorano in Kenya, per Amref. Persone locali a cui Amref offre un'iniziale formazione, e che continuano a orientare il loro impegno e loro disponibilità per il bene della comunità.

I ragazzi che ci hanno accompagnato, per esempio, sono persone con un grande cuore che grazie alla collaborazione con Amref hanno avuto l'opportunità di poter mandare i propri figli a scuola, poter offrire loro un futuro di speranza e poter aiutare il resto della comunità. Parlando di figli vorrei anche aggiungere che i bambini ti stupiscono sempre. Ho avuto paura di fare il visitatore dall'alto, quello che va lì per fare bella figura. Tu sai che non è così, ma sai anche che di lì a breve te ne andrai, e quindi la paura aumenta. Oltretutto, avendo due figli, questa esperienza mi ha dato i mezzi per poter tramandare loro un messaggio: fargli capire la loro fortuna e anche sensibilizzarli rispetto alle condizioni di altri bambini.

Qual è la cosa più importante che hai capito?

Mi sono reso conto che nella maggior parte dei casi non siamo consapevoli dei problemi che altre persone si trovano ad affrontare ogni giorno, e non abbiamo un termine di paragone rispetto alla nostra quotidianità. Cose che per noi sono semplici fastidi in un'altra parte del mondo possono essere drammatici: un esempio è la diarrea, che ho scoperto essere la prima causa di morte tra i bimbi nel continente africano. Ciò che per noi è scontato in altre parti del mondo è negato: prendere atto di tale disparità ti apre gli occhi e ti stimola a fare qualcosa. Per questo noi, come Cielo e Terra, se possiamo accompagnarci a un progetto solidale, siamo sempre aperti a farlo.