Jackline Kiarie, Responsabile dei programmi di risposta all’emergenza COVID-19 in Kenya per Amref Health Africa, racconta la lotta alla pandemia in un Paese in cui, per vaccinare un singolo individuo servono circa 15 dollari e la spesa sanitaria nazionale annua è di 32 dollari pro capite.

All’8 ottobre, il Kenya conta 250.728 casi di COVID-19 e 5.178 decessi legati al virus. Tuttavia, dopo una devastante terza ondata, “sembra che la strada sia ora in discesa”, dichiara Jackline, con “un’accettazione del vaccino, sulla popolazione totale, del 70% e lunghe file fuori dai centri vaccinali”.

“L’esitazione vaccinale - continua Jackline - fino a poche settimane fa, rappresentava uno degli ostacoli principali al raggiungimento dell’immunità. L’esitazione era dovuta ad una divulgazione su larga scala di irrazionali miti, tra cui l’idea che nel vaccino ci siano dei microchip per controllarci o dei metalli tossici. Per questo motivo, grazie anche al coinvolgimento di volontari, con un lavoro mirato a sensibilizzare e informare correttamente gli operatori sanitari – figure fondamentali per ridurre l’esitazione all’interno di una popolazione che fa affidamento sul sistema – e le comunità locali, siamo riusciti a sfatare falsi miti e dissipare esponenzialmente le perplessità riguardanti il vaccino. Ad oggi, la domanda è enorme, le file lunghissime, e questo ci rende estremamente soddisfatti”.

Ciò nonostante, il conseguimento dell’immunità di gregge è in ogni modo ostacolato. Ad oggi, infatti, il Kenya ha ricevuto 4,8 milioni di dosi di vaccini contro il COVID-19; un numero sufficiente a proteggere solo il 4,4% della popolazione.

“Ad oggi, in Africa, il problema dei vaccini non è la domanda, quanto l’offerta”, conferma il Dott. Githinji Gitahi, Global CEO di Amref Health Africa e membro della commissione africana di risposta al COVID-19.

“L’obiettivo che ci siamo posti, a livello nazionale, è di inoculare dieci milioni di persone entro la fine dell’anno, circa il 18% della popolazione”, spiega Jackline. “È un traguardo ambizioso, considerando la limitata disponibilità dei vaccini, ma siamo fiduciosi nei sistemi di approvvigionamento, come il COVAX”.

Un ulteriore fattore che influenza l’efficacia del piano vaccinale nazionale è la data di scadenza dei vaccini a disposizione. “Spesso, ci giungono diversi lotti prossimi alla scadenza”, spiega Jackline “e non possiamo avanzare pretese sul tipo o sulla validità degli stessi”.

Inoltre, “i Paesi più sviluppati hanno più facilmente accesso ai vaccini”, aggiunge Jackline. “Il problema sorge dal momento in cui si approfitta di questo privilegio, si salta la fila, si perde di vista l’obiettivo comune, e si lasciano indietro popolazioni intere”.

Dall’inizio della pandemia, Amref Health Africa ha raggiunto oltre un milione di persone in tutto il continente, ha formato più di 100.000 operatori sanitari sulle misure di prevenzione e gestione del COVID-19 e ha fornito oltre 40mila dispositivi di protezione individuale. “In Kenya, Amref ha formato 5.925 nuovi operatori sanitari di comunità sulla vaccinazione COVID-19 attraverso la piattaforma Leap e 80.000 volontari di comunità coinvolti nelle 1.185 strutture sanitarie di riferimento”, spiega Andrea Bollini, operatore di Amref Health Africa in Kenya. “Nel Paese, Amref collabora con il Ministero della Sanità nell’organizzare le vaccinazioni in una rete che conta 1.185 ambulatori pubblici distribuiti in dodici contee”, aggiunge.

In questi mesi, Amref ha inoltre condotto ricerche sugli effetti del COVID-19 sui diritti di salute sessuale e riproduttiva, e sull’influenza della pandemia su programmi ed interventi per la lotta contro l’HIV. “Abbiamo rilevato che la pandemia, specialmente nel 2020, ha contribuito in modo significativo all’aumento dei casi di mutilazioni genitali femminili, matrimoni precoci e forzati e alla riduzione significativa dell’affluenza di pazienti ai servizi, programmi e interventi relativi alla lotta contro l’HIV o altre condizioni preesistenti”, spiega Jackline. “La situazione sembra tuttavia essere migliorata nell’ultimo periodo, e questo lo dobbiamo al lavoro di sensibilizzazione svolto dall’inizio dell’emergenza”.

“Non perdiamo di vista l’obiettivo. Non perdiamo il senso di comunità che, come essere umani, ci appartiene. Altrimenti, quando ce ne pentiremo, sarà troppo tardi”, conclude Jackline.