Il 20 agosto 2021, il capo villaggio di Balesa, località nel nord del Kenya, ha contattato lo staff di Amref-CCM per segnalare una moria di capre di un pastore della sua comunità: 150 capre hanno perso la vita bevendo da un pozzo con acqua contaminata. 

Lavoriamo nel Corno d’Africa, la regione che comprende Somalia, Etiopia e Kenya, con “Heal”, il progetto che si basa sull’approccio One Health e quindi sulla stretta connessione tra persone, ambiente e animali: non è possibile prendersi cura della salute umana senza considerare le altre componenti. La zona continua ad affrontare molteplici sfide come instabilità politica, economica, sanitaria, ma soprattutto il riscaldamento globale, che ha fatto peggiorare la siccità e aumentare il rischio di trovare acqua contaminata. Le 150 capre del pastore di Balesa sono morte dopo aver manifestato difficoltà a respirare, debolezza, tremori, barcollamenti e convulsioni e proprio il giorno seguente sono stati segnalati altri 25 decessi, causati dal consumo di acqua da un pozzo adiacente al primo. 

A causa della siccità, c’è molta pressione sociale sui pastori e un utilizzo massivo dei pochi punti d’acqua disponibili. Le piogge degli ultimi mesi del 2020 hanno coperto con la sabbia la maggior parte dei pozzi poco profondi lungo il letto del fiume Ribiba e la mancanza d’acqua di questo periodo ha costretto i residenti a scavare il pozzo di Udheles. Il bestiame morto era la prima mandria a utilizzarlo, ma un caso simile era già stato registrato nel 2019 quando più di 100 cammelli morirono dopo aver bevuto dal pozzo di Tula, a El Hadi, situato proprio sul letto del fiume Ribiba.

Isako Sori, focal point per la salute ambientale del progetto “Heal”, ci racconta che il verificarsi di queste situazioni mostra una lacuna nei sistemi di allarme e che, anche se morti massive come queste accadono poche volte, è frequente assistere a morti di piccoli numeri di bestiame che non vengono segnalati. 

“Queste perdite possono essere legate alla siccità, alle inondazioni o, come questa, all'avvelenamento dell'acqua” racconta. “Quando succede, la notizia arriva allo staff di progetto e ai rispettivi dipartimenti e noi interveniamo subito attraverso l’analisi delle possibili cause delle morti, la comprensione dei fattori di rischio e la sensibilizzazione dei membri della comunità. Questa è una comunità con una cultura profondamente radicata. Danno molto valore ai loro animali: bruciare le carcasse non è una pratica comune qui, ma c'è un grande miglioramento nella comprensione della gestione dei rifiuti rispetto a qualche anno fa. Di solito lasciavano le carcasse all’aperto (potete immaginare il cattivo odore). Anche durante la morte dei cammelli a El Hadi abbiamo discusso con i membri della comunità e solo dopo giorni abbiamo ottenuto l’approvazione dagli anziani per bruciarli.

Le morti massive sono una grande perdita per il pastore. Tuttavia, la comunità ha un meccanismo per sostenere queste famiglie, contribuendo con altre mandrie o sostenendoli con altre opportunità (come il trasferimento di denaro). La comunità è consapevole di correre un rischio ma non hanno scelta e tentano la fortuna. Entrambe le morie sono accadute in una situazione di crisi d’acqua e pressione sociale al punto da costringerli a utilizzare l’acqua di un pozzo considerato dannoso. A volte è molto difficile controllare il bestiame dopo tanto tempo senza acqua.”

Le analisi del laboratorio sono in corso: la causa più quotata è la contaminazione da sale, ma non si esclude un potenziale avvelenamento da nitrati, piuttosto comune lungo il fiume Ririba. 


La risposta che questo incidente ha richiesto e richiede è rilevante per il progetto “Heal”. Ad oggi, Amref-CCM ha:

  • Sostenuto l’analisi delle possibili cause delle morti;
  • Compreso e analizzati i fattori di rischio coinvolti, e sensibilizzato i membri della comunità sugli stessi;
  • Sostenuto lo smaltimento delle carcasse;
  • Sostenuto lo sviluppo di un modo di procedere per i membri della comunità;
  • Stabilito meccanismi di sistemi di allarme rapido.