Negli ultimi due secoli, i vaccini hanno svolto un ruolo centrale nell’eradicazione e nell’eliminazione delle malattie in tutto il mondo. Ogni anno, infatti, i vaccini prevengono circa sei milioni di decessi. L’Africa ha visto notevoli progressi verso l’accesso all’immunizzazione, tuttavia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) afferma che un bambino africano su cinque non ha ancora accesso a tutti i vaccini salvavita raccomandati, rappresentando una minaccia per la salute delle proprie famiglie e per il progresso sociosanitario ed economico delle società africane.

Inoltre, come illustrato dal Dr. Benjamin Djoudalbaye, Responsabile delle Politiche, della Diplomazia Sanitaria e della Comunicazione dell’Africa CDC, nonché già funzionario sanitario senior per HIV / AIDS, tubercolosi, malaria e altre malattie infettive presso la Commissione dell’Unione Africana, i vaccini proteggono anche da malattie “secondarie”, legate alla malattia a cui è mirata la terapia. Ad esempio, la vaccinazione antinfluenzale riduce significativamente i casi di otite acuta nei neonati e nei bambini, con un’efficacia superiore al 30%. Il Dr. Djoudalbaye ha condiviso le sue preziose conoscenze scientifiche in materia mercoledì 28 ottobre, durante un incontro organizzato e tenuto da Amref Health Africa, Africa CDC e MSD, volto a discutere l’importanza delle vaccinazioni nell’Africa Sub-Sahariana.

A questi insegnamenti si somma la consapevolezza che il continente africano deve essere coinvolto nella sperimentazione di nuove terapie e vaccini anti-COVID-19, a livello nazionale e locale, e iniziare a lavorare su una preparazione adeguata, che garantisca a tutto il continente un accesso tempestivo ed equo al vaccino, una volta ottenuta l’approvazione. Nel frattempo, quindi, i dati sulle catene di approvvigionamento dei vaccini, i metodi di distribuzione, la densità di popolazione, nonché i dati sulla domanda e l’offerta di un eventuale vaccino saranno fondamentali per disporre le misure preparatorie.

A questo proposito, il webinar tenutosi giovedì 5 novembre, organizzato da esperti sanitari di Amref Health Africa e di Dalberg Advisors, ha trattato la preparazione dei Paesi africani al vaccino COVID-19. Dalberg Advisors e Amref Health Africa - rappresentata dal Global CEO Githinji Gitahi - in collaborazione con PATH e il Gavi CSO Steering Committee hanno ospitato il Dr. Richard Mihigo (Direttore Programmi Malattie Prevenibili dell’Ufficio Regionale dell’Africa, dell’OMS), il Dr. Emmanuel Mugisha (Direttore Generale di PATH in Uganda), Ms. Margaret Kilonzo (operatrice sanitaria e leader della comunità) e la Dott.ssa Chizoba Wonodi (Vicepresidente del Comitato Direttivo di Gavi CSO; Direttrice Nazionale della Nigeria International Vaccine Access Center (IVAC), Johns Hopkins University).

Per capire le caratteristiche del COVID, sono stati proposti alcuni parallelismi tra quest’ultimo e il virus Ebola. Il primo agosto del 2018 fu l’inizio della decima epidemia documentata di malattia da virus Ebola (EVD) causata da ebolavirus Zaire (ZEBOV) nella Repubblica democratica del Congo (RdC), con un tasso di mortalità del 66%. Per sottolineare l’importanza delle vaccinazioni, è fondamentale sottolineare che il tasso di mortalità del virus Ebola è solitamente del 50%, ma in società che non hanno accesso all’immunizzazione, arriva fino al 90%. Per quanto riguarda Ebola, il periodo di incubazione o l’intervallo di tempo dall’infezione alla comparsa dei sintomi è tra i 2 e i 21 giorni - molto simile al COVID-19. Alcuni operatori locali, durante la decima epidemia documentata di malattia da virus Ebola, nella RdC, sono stati formati per tracciare e monitorare i contatti dei malati. È stato stimato che, una sola persona, se si considerano tre gradi di separazione - una catena di relazioni e contatti con non più di 2 intermediari - può raggiungere fino a 300.000 persone.

Inoltre, il Dr. Richard Mihigo ha sottolineato che, per fare in modo che l’immunizzazione sia efficace a livello continentale, il 60% della popolazione africana - circa 600.000.000 persone - dovrebbe sottoporsi al vaccino. Le difficoltà nel raggiungimento di queste cifre sono tante, come suggerisce il Dr. Emmanuel Mugisha, e variano dalla carenza di personale sanitario, all’assenza di strutture mediche raggiungibili ed efficaci, alla chiusura delle scuole come strutture assistenziali, fino ad arrivare all’ “esitazione vaccinale”. Il fenomeno definito in inglese come Vaccine Hesitancy e in italiano come “esitazione vaccinale” (termine che comprende i concetti di indecisione, incertezza, ritardo, riluttanza) è complesso e strettamente legato ai differenti contesti, con diversi determinanti: periodo storico, aree geografiche, situazione politica. Il Dr. Emmanuel Mugisha ha condiviso uno studio qualitativo a riguardo, che suggerisce che circa il 60% della popolazione sudafricana è “esitante” nel sottoporsi al vaccino anti-COVID-19. Un’ulteriore preoccupazione riguarda la durata dell’immunità: “ad oggi, non sappiamo quanti duri l’immunità”, ha dichiarato il Dr. Mugisha. “Ma ciò che sappiamo è che, ipoteticamente parlando, l’Africa non avrebbe i mezzi per vaccinare il 60% della popolazione ogni anno”.